Sunday, October 30, 2016

riflettere


Sto bene da solo, ma non sono un solitario. Cerco gli altri per scelta, non per timore della solitudine. E scelgo con chi stare. Perché siamo fatti per stare con pochi.
- Sto bene, troppo bene da solo, solo con me stesso e il mio mondo, fatto di cose semplici ma che mi bastano e appagano!. 
Anche con persone che conosco da una vita non mi sento perfettamente bene e/o a mio agio come quando sono da solo.
Mi sento invece pienamente in sintonia in mezzo alla natura... un giro in bici tra le campagne, o un'escursione in montagna non hanno prezzo.

- Ho avuto pochissimi amici: ... oggi, ho perso i contatti con tutti ... è stato un processo graduale ma inevitabile, oserei dire naturale: strade sempre più diverse e distanti (loro quelle tradizionali di un giovane comune), crescente incompatibilità caratteriale, mentale, ideologica, ecc.

- Mai avuto alcun bisogno o necessità di uscire in compagnia per andare in locali, bar, discoteche, party, concerti ecc., che non mi attraggono proprio, visto che anzichè divertirmi, mi annoio, o ne ricavo solo un mal di testa. Sto troppo bene nel relax di casa mia.
Molti pensano "stai buttando la tua gioventù, non sai cosa ti perdi", ma è gente che non riesce a capire (perchè dovrebbe ESSERE me, invece si limita a giudicare col suo metro e la sua vita) che io sto benissimo anche così, e che posso tranquillamente fare a meno di molte cose e divertimenti irrinunciabili per tutti gli altri "normali"!!.
Quindi, perchè dovrebbe essere una "perdita", se non provo alcun interesse per quelle cose?. Non è che mi auto-escludo, per qualche motivo, pur avendo una voglia matta di fare questo o quello, o di andare di là o di quà... (in tal caso avrebbero ragione) semplicemente, è un "mondo" a me totalmente estraneo e incompatibile, che non mi ha mai riguardato o attratto.

- Ho passioni, hobby e interessi del tutto insoliti, particolari (per ora non intendo rivelarli nemmeno qui, cmq niente di pervertito o moralmente discutibile, tranquilli  ), che ovviamente, quelle rarissime volte che li ho dichiarati a qualcuno (errore mai più commesso), hanno solo peggiorato la mia già compromessa situazione per i motivi sopra elencati, rendendomi ancora più "alieno" in mezzo agli altri.

- Anche il fatto di rimanere single a vita, è una cosa che ho accettato serenamente, non più in maniera passiva come qualche anno fa, ma nella piena consapevolezza che, oltre a stare bene da solo a prescindere, non è oggettivamente possibile pensare di poter creare una relazione affettiva nelle mie attuali condizioni, e/o che qualcuna possa realmente interessarsi a me......... servirebbe un miracolo, un autentico miracolo, una totale trasformazione del mio essere.

- Genitori a parte, nessuno (a ragione) mi ha mai potuto apprezzare per ciò che sono, ma mi hanno sempre apprezzato molto per quello che ho fatto o dato, dalla scuola al lavoro (mettendoci sempre un buon rendimento, disciplina, costanza, precisione, attenzione, correttezza, disponibilità...),... queste sono le mie qualità, ne sono ben consapevole e su queste devo puntare per il futuro. 

-"Sta su de dos!" è la frase usata dalle ragazze lombarde, per allontanare quelli che considerano scocciatori, dalla loro intangibile persona, almeno io l'ho sentita usare sempre per questo motivo.
-comunque ho qualche dubbio... anche io per anni mi ripetevo che stavo bene così,che questa era il mio "stare bene".
ma solo per non ammettere i miei problemi e la mia debolezza con me stesso e con gli altri.
-I tre quarti delle malattie delle persone intelligenti provengono dalla loro intelligenza.
-In ogni caso ragazzi, non sopravvalutate il mio discorso dello stare bene... intendo dire semplicemente che, al momento, affronto la solitudine con serenità e tranquillità, senza particolari sofferenze...... è stare in mezzo agli altri che mi fa stare male, a disagio.... Questo mi pesa MOLTO, è un grosso ostacolo, e migliorare la situazione non è facile!.



da PensieriParole

Friday, October 28, 2016

Desiderio di solitudine?


Esiste un bisogno psichico primario, che ha sempre accompagnato l’uomo in tutta la sua storia: poter stare da solo. Non parliamo di una ben poco auspicabile solitudine sociale, dato che gli esseri umani sono “costruiti” per essere in relazione, ma come possibilità di avere tempo e spazi per stare con se stessi, per sganciarsi momentaneamente dagli altri e quindi agganciarsi di più alla propria essenza: ritrovare la sensazione di sé, sentirsi, riunificarsi. Non si tratta di meditare o di pregare, ma semplicemente di non essere connessi con la consueta rete di relazioni, sia concrete che virtuali. Momenti nei quali la mente ha assoluto bisogno di non essere interrotta da richieste esterne, così da poter svolgere le fondamentali operazioni di “reset” dallo stress quotidiano, di relax, di concentrazione energetica e di percezione di senso, che possono avvenire solo in questo modo. Lo stile di vita che ci viene imposto dalla società, non lo prevede: al contrario, sembra fare di tutto per non lasciarci mai soli. Le richieste professionali, sociali, familiari e amicali si sono moltiplicate a causa della tecnologia che ci rende raggiungibili in ogni momento, aumentano proprio il livello di stress.Oggi disconnettersi dalle relazioni, anche se per poco, sembra quasi un delitto. Diventare irraggiungibili per un’ora può farci sentire addirittura in colpa. Perciò è necessario legittimare il proprio bisogno di stare un po’ da soli: se aspettiamo che sia la realtà esterna a lasciarci lo spazio, non l’avremo mai.
Stare da soli ogni tanto fa bene perché: 
- Ti rimette subito in contatto con te stesso
- L’identità si rinforza e lo stress si riduce
- Ascolti meglio le tue riflessioni ed emozioni.
- Arrivano pensieri e idee altrimenti non attingibili.
- Riequilibri la mente e la psiche si ricarica.
- Ti predisponi meglio alla vita di relazione.
Due modi di percepire la solitudine:
1) la “Hilflosigkeit” o “mancanza di aiuto”
Il sentimento prevalente è di essere abbandonati, si avverte dolorosamente un’assenza, una perdita; è quella che Freud chiamò Hilflosigkeit o mancanza di aiuto. Il modello fondamentale è quello del trauma della nascita: ciò che può provare un neonato sbalzato fuori dalla calda protezione dell’utero materno ritrovandosi esposto alle intemperie e alle asperità del mondo. E’ un sentimento che può essere avvertito in gradi diversi, accompagnandosi a stati interni che possono andare dalla disperazione (il panico, per fare un esempio, che potrebbe provare un naufrago sperduto in mezzo all’oceano) allo struggimento o alla nostalgia.
2) Il deserto degli affetti
In questo caso il sentimento di solitudine, pur con diverse gradazioni e sfumature, si connota come sentimento di indifferenza, di aridità affettiva. Non soltanto ci sembra che nessuno ci ami o si preoccupi di noi, ma avvertiamo un’incapacità di amare, un vuoto interiore, una mancanza di interesse e un’impossibilità di legarsi affettivamente a chicchessia.
I processi psichici che concorrono a queste condizioni psicologiche sono molteplici e complessi e si correlano alle diverse esperienze di vita di ognuno. Vorrei qui soffermarmi in particolare su un punto: il problema dell’autostima collegato al sentimento della propria identità. Un soddisfacente sentimento di sé ed un buon livello di autostima possono infatti essere metaforicamente rappresentati da quella immagine a cui ho accennato prima, di una dispensa contenente le provviste a cui attingere in caso di bisogno, il che ci rinvia in qualche modo al senso di “pieno” o di “vuoto”.Da un punto di vista psicoanalitico il processo di formazione dell’identità si fonda essenzialmente sul meccanismo dell’identificazione, attraverso il quale noi tesaurizziamo le nostre relazioni affettivamente significative con il mondo, sì che, semplificando, si può dire che noi “siamo” le nostre esperienze, il risultato cioè di una interrelazione tra noi e il mondo. Se è vero che questo processo dura tutta la vita, è pur vero che l’infanzia e successivamente l’adolescenza sono due momenti cruciali nella costituzione del nucleo centrale della nostra identità. Diversi studi hanno dimostrato l’influenza determinante del vissuto del primissimo periodo di vita nella strutturazione delle stesse funzioni mentali, tra cui il meccanismo dell’identificazione, che può fermarsi ad uno stadio primitivo, di pura e semplice imitazione, o svilupparsi, in concomitanza con un buon processo di crescita e di individuazione, in una elaborazione più complessa ed autonoma dell’esperienza.

pensieri



Salve, sono una ragazzo di 39 anni.E’ difficile iniziare una conversazione-monologo per spiegare come ci si sente senza sapere il perché... ma è più di un anno che ho questo stato d'animo e inizio a non riuscire più a nasconderlo, inoltre mi sono bloccata nello studio/lavoro e sto davvero lasciando che la vita mi scivoli addosso senza reagire.
Mi sento solo eppure ho tanti amici, ma anche quando sono in loro compagnia mi sento inutile e solo, non mi sento come vorrei essere, eppure sono stimato anche se non so bene il perché… Oltre l'umore che non è dei migliori, la cosa che non sopporto sono le crisi di pianto e disperazione che ogni tanto mi prendono. Sembra che mi sdoppi in quei momenti: una parte di me soffre e dice di fare schifo, l'altra non accetta questo atteggiamento di autocommiserazione e si arrabbia, vorrebbe reagire…
Cosa c’è in me che cede ogni tanto?? Un senso di solitudine che non capisco, che non accetto e che è diventato come un'ossessione...e devo allontanarmi! Così, quando capita, prendo la macchina e vado non so dove finché non sto meglio… 
Ci sono dei momenti, per fortuna non molto frequenti, in cui è come se mi scoppiasse una bomba di adrenalina dentro e devo assolutamente fare qualcosa, ma non so cosa e qualsiasi cosa io faccia è comunque troppo poco per soddisfare questo bisogno. E’ come impazzire, a volte davvero penso di essere fuori dal mondo.......
Ho sempre amato la vita alla follia e ora mi trovo in questa assurda situazione… credo sia noia...ma di cosa?? Possibile che non avere una donna che ti ama possa portare a certi stati d'animo? Ho davvero bisogno di qualcuno al mio fianco perché altrimenti dò il via all'autodistruzione??? Non può essere...
E poi ho smesso di leggere, di fare politica , di interessarmi, di incuriosirmi, ho smesso di addentrarmi in discussioni stimolanti, vorrei ma non sono all'altezza, non le reggo, non posso stare fermo a parlare con qualcuno rischiando di lasciarlo entrare dentro di me... i discorsi futili sono più sicuri...
Non so se è così che si scrive ad un amico, non so forse volevate una domanda non uno sfogo, ma ho pensato di provare, magari qualcuno sa cosa rispondermi, magari trova le parole giuste che facciano scattare qualcosa o magari riesce ad approfondire e a farmi capire qualcosa...io devo capire...dove sono andato a finire??? Perché sono così emotivo, impulsivo, inquieto e soprattutto insicuro??? Grazie.

Sunday, October 23, 2016

mi odi?


In questi giorni una persona ha dimostrato di odiarmi con fatti concreti e augurandomi cose che non andrebbero mai dette,un po' il mio animo sensibile ne ha risentito.Lascio a disposizione le mie vene per chi vuole pagarmi gli esami tossicologici e capire che non ho nulla di quanto mi e' stato detto.Non credevo che ci fossero persone cosi' malvage capaci di rivoltarti il coltello "metaforicamente" contro.In quanto agli accidenti e alle varie cattiverie rivoltemi che dire?che si rivoltino su di te o sulla tua famiglia.Che i soldi che hai ti servano per comprare medicine e' l'unica cosa e non penso di essere cattivo che mi sento di augurarti.
In genere la fase della  luna di miele dura pochissimo, quando la relazione comincia a concretizzarsi,  il border line fa quello che gli psicoanalisti chiamano ” attacco al legame”, cioè fa qualcosa per rompere la relazione. In genere si tratta della messa in atto un comportamento che ferisce molto profondamente l’ altro.
Potrebbe essere un tradimento ostentato, un abbandono improvviso ( il  border che si dichiarava innamoratissimo fino ad un momento prima, dice di non amare piu’ e si dilegua,o sparge cattiverie sul partner ), un litigio in cui si umilia il partner e lo si accusa di colpe inesistenti oppure di una scenata in pubblico con lo scopo  inconsapevole di mettere il partner in imbarazzo e di fargli perdere credibilità agli occhi degli altri.
Questi comportamenti rappresentano per il partner del border un fulmine a ciel sereno, un attacco immotivato  in una relazione in cui tutto fino a quel momento sembrava andare a gonfie vele.
La ferocia e la crudeltà dell’ attacco sono inversamente proporzionali all’importanza che il legame riveste per il border: piu’ il border si sente innamorato e sente di dipendere dalla relazione maggiori saranno i suoi sforzi per distruggere il rapporto e.. il partner.
Il partner del border si trova di fronte  improvvisamente ad una persona completamente diversa da quella conosciuta fino a quel momento: capace di una crudeltà e di una cattiveria impensabili, aggressiva, volgare, vendicativa e con reazioni eccessive che spaventano non poco.
In genere chi sta con un border ha spesso l’impressione di stare con qualcuno che ha una doppia personalità: dentro di lui o lei c’è un angelo e un diavolo e non si sa mai chi prevarrà.
Il partner del border ha la sensazione di camminare sulle uova  : non sa mai quando e che cosa può scatenare la furia e l’autodistruttività del border che ha comportamento imprevedibile.

Una volta passata la tempesta, il border ridiventa teneroso e premuroso come prima. Non di rado si scusa, promette di non farlo piu’ ed è veramente sincero e pentito. E mantiene la promessa fino alla prossima esplosione di rabbia.Se si decide di continuare la relazione con un border, è bene sapere che qualsiasi cosa si faccia si tratterà sempre di un rapporto instabile e distruttivo caratterizzato da crisi ricorrenti e rotture improvvise  in cui non mancheranno umiliazioni, litigi feroci, provocazioni , bugie e  spesso tradimenti e maltrattamenti.
Il rapporto non si stabilizza con il passare del tempo come avviene in una relazione normale : a causa della loro struttura di personalità i border non riescono a stare stabilmente in una relazione ( sia amorosa che amicale) ma sentono il bisogno di entrare e di uscire in continuazione dai rapporti.
Piu’ il rapporto diventa importante, piu’ si attivano le ansie del borderline nei confronti dell’intimità con conseguente aumento degli attacchi verso il partner e verso il legame.
Per banalizzare, stare con un border significa stare con un partner che un giorno ti ama alla follia e il giorno dopo ti detesta visceralmente (o vuole rompere la relazione)  con poche sfumature nel mezzo.
Nei casi peggiori si verifica un escalation della distruttività: il border passa dalla critiche sempre piu’ feroci alla violenza psicologica conclamata con il rischio sempre presente di un passaggio ai fatti.

Uno dei vissuti piu’ frustranti che si provano nella relazione con il border è che questi sembra ricambiare l’amore e l’attenzione che riceve con odio e disprezzo.
Chi sta con il border ha l’impressione che piu’ affetto e considerazione si diano al partner borderline piu’ lui/ lei diventino crudeli e sprezzanti.
Il border, infatti,  sembra ” odiare” chi lo ama e ” disprezzare” chi lo copre di attenzioni mentre può essere innamorarsi di persone maltrattanti e anaffettive.
La relazione con un border rischia di essere una relazione distruttiva ma interromperla può essere veramente difficile.
Anche quando l’amore è finito da tempo, il partner del border può decidere di continuare la relazione perchè ha paura delle  reazioni di quest’ultimo.
Minacce o tentativi di sucidio oppure vendette e ritorsioni di vario tipo sono rischi concreti nel caso di una patologia grave.
E’ consigliabile pertanto rompere con estrema gradualità e cautela, facendo raffreddare la relazione e diluendo gli incontri. Se è possibile bisognerebbe fare in modo che sia il partner border a stancarsi ma senza fare in modo che si senta rifiutato.
alcune persone hanno una doppia diagnosi: ci sono dei narcisisti che sono anche borderline e sono in genere i piu’ problematici.
L'odio è una emozione caratterizzata da: 
 - elevata intensità 
- valenza negativa 
- stabilità nel tempo 

 - desiderio di distruggere l'oggetto odiato 
- senso di giustizia per la distruzione dell'oggetto odiato 

L'odio si può distinguere in: 
- odio reattivo: legato a specifiche situazioni 
- odio caratteriale: in cui l'odio entra a far parte della personalità della persona e la persona prova un sentimento di soddisfazione nell'odiare. 

Ho provato odio (reattivo) nei confronti dell'umanità. Ovviamente non lo provo più. 
C'è da aggiungere che insieme all'odio provavo anche un profondo amore. Sembra strano ma non lo è, penso che in molti casi vadano a braccetto, in fondo probabilmente odiavo perché mi sentivo rifiutato da ciò che amavo e al contempo provavo rabbia verso la capacità autodistruttiva della specie umana 
Penso che la cura migliore per l'odio sia la compassione e la comprensione della comunanza che unisce gli esseri umani e la loro fallibilità.
L'odio è passato nel momento in cui ho imparato ad apprezzare la caducità delle cose, i difetti, le imperfezioni, che rendono il nostro mondo così unico e bello, bello di vita e non un inferno ghiacciato e perfetto.
Credo di non aver mai odiato nessuno, magari provo forte antipatia, ma si manifesta nel volersi tenere lontano da quella persona, sicuramente non le auguro alcun male. Questo per quel che riguarda le persone che conosco. Non ho neanche mai odiato persone che mi hanno fatto molto male, diciamo che ho perdonato in alcuni casi quasi "compatendo" queste persone (che magari ora proprio per quel che hanno fatto hanno perso molto se non quasi tutto), anche se ovviamente tenendo ben a mente quel che mi hanno fatto.
Sicuramente son d'accordo che la comprensione sia un'ottima cura, però non riesco a biasimare chi ha subito un forte torto, o più di uno, e inizia ad odiare chi l'ha commesso. La vedo anche come un modo per sopravvivere, per darsi forza e per non soccombere sotto i colpi che si ricevono. Odiare a volte è un modo efficacie per difendersi, anche se forse non il migliore. Però in alcune situazioni di grande sofferenza capisco che non si ha la lucidità di capire che altre strategie possono essere migliori, così si fa quel che si può. Non odiare in certe situazioni è sinonimo di grande forza e sicurezza.

Saturday, October 22, 2016

passeggiando da solo


Il percorso inizia al termine dell’abitato di Segromigno salendo verso matraia, in corrispondenza di un bivio, dove si prende la stradina asfaltata a sinistra che attraverso filari alberati e vigneti porta in breve alla frazione di non ricordo il nome; all’ingresso della frazione è presente sulla sinistra una deviazione che porta in 100 metri ad una piccola chiesetta dal tetto sfondato e a un piccolo cimitero abbandonato; osservando le vecchie lapidi tra l’erba si ha quasi l’impressione di tornare indietro nel tempo, il complesso versa purtroppo in uno stato di totale abbandono che gli toglie un po’ di fascino.
Il sentiero prosegue attraversa boschi di querce, ciliegi e robinie; superato un bivio ove si tiene la destra, si giunge al valico in prossimità non so di dove, dove si aprono delle vedute panoramiche molto suggestive, che arrivano nelle giornate terse, fino all’arco dei monti pisani.
In prossimità di una grande quercia si svolta a sinistra su un’ampia strada sterrata, che presto rientra nel bosco per giungere in breve alle cascine ove la strada è asfaltata e scende ad un incrocio; si svolta ancora sinistra, passando sotto un paese ; superata la cascina si prosegue su comoda strada inghiaiata che attraversa una fresca valletta e conduce in un'altra frazione.
Al centro della borgata si svolta bruscamente a sinistra tra le case, prendendo la stradina che tra boschi e piccole vigne risale verso il borgo, dove si ricongiunge alla strada asfaltata già percorsa all’andata; si svolta a destra e, in pochi minuti, si ritorna a valle.
Piccolo resoconto di una mia uscita il piccolo cimitero abbandonato tra le lapidi piene di fiori,mi ha colpito la vicinanza di due fratellini del 42 credo dove per una malattia a distanza di 2 anni sono morti entrambi.Mi rilassa passeggiare in questi vecchi cimiteri e nel bosco sopra il cimitero,silenzioso,pulito,con divieto di caccia e di raccolta funghi quindi non era nemmeno possibile trovare folla.Nel bosco ho trovato anche un fiore tardivo.Tuttavia per me l'odore dell'asfodelo non è per niente sgradevole e trovo il fiore, ora che lo conosco bene, molto bello, con il suo aprirsi in grandi corolle rosa‑pallido a forma di stella. Molta gente non capisce perché i greci abbiano dato tanta importanza a questo fiore. E' vero, la parola 'asfodelo' fa sì che uno si aspetti un giglio slanciato e misterioso, non questo fiore scintillante e sfacciato che vagamente ricorda la cipolla. Ma io non sono tipo da gigli misteriosi e sbocciavano in tanti piccoli fiori tutti diversi, tenendo in serbo una tale varietà di boccioli, con uno spicco netto e vivido, ora, lo confesso, ammiro questo fiore: ha una sua gloria trasandata, quella amata dai greci.Nel cimitero mi sono dato alla fumata alla "maremmana".
La fumata è alla maremmana (intero) scelgo quale sarà il piede (parte da accendere) e quale la testa (parte da mettere in bocca). per farlo valuto il diametro delle due estremità (metterò in bocca il più piccolo) il tiraggio (metterò in bocca quale tira meglio) e così via.
scelto il verso ti risparmio tutta la parte sensoriale, prendo il cutter e taglio un millimetro da ambo le parti, specie se una delle due mi sembra "tappata", a volte una sola, a volte non lo taglio proprio.
prendo un accendino a gas semplice e ne riscaldo il piede fino ad annerirlo, ci do un paio di soffiate e lo porto alla bocca (la testa intendo), ruoto il piede sulla fiamma dando delle rapide boccate e lo giro verso di me per soffiarci su, quando noto che soffiando l'intera area del cerchio del piede è rossa il sigaro è acceso. do qualche altra boccata per dar modo di creare della cenere che tenga caldo il braciere e lo ripongo nel posacenere. tra la prima e la seconda boccata faccio trascorrere il tempo di mettere via tutti gli strumenti.I
o sono molto spartano. Ho anche cura, mentre tengo la fiamma accesa, di roteare il sigaro per accenderlo in modo uniforme, in modo tale da annerire tutto l'anello e non solo la parte a contatto con la fiamma.
Che bello stare da soli senza oppressioni,anche se il fine della vita non e' quello ma e' bensi' quello di trovare la giusta meta' ma non devo forzare i tempi trovarsi con una cattiva meta' e' piu lesivo di una buona e sana solitudine.

Tuesday, October 18, 2016

Nel Bosco


Riflessioni su una passeggiata lungo l'autostrada tra il casello e paganico quella viucola che porta al minisottopasso e al cimitero di paganico

Il suo sibilo, unico e magico, si fonde con i mille suoni del bosco.
L'aria è fresca e umida, il respiro veloce.
Lei danza sulle mie mani, io sul suo filo.

Il bosco tutto pare guardare.
Gli alberi, le foglie, le stelle ... tutto guarda e con noi gioca.

Nella mia testa mille pensieri partecipano alla danza, e ballano meglio di me.
Quando molleranno la presa?

il silenzio del bosco mi aiuta
Ciò che è accaduto dieci anni fa si accavalla a ciò che mi aspetta dopodomani.
L'ansia del futuro sta giocando a tennis con l'ombra del passato, e in questa partita la palletta sono io.
Sono partito che già era buio e ho camminato per quasi due ore.
Ora è notte fonda, ma non mi sono lasciato alle spalle niente. Niente!
Ogni cosa è qui con me, mi ha seguito come la mia ombra.


Circa tre secoli fa un uomo incontrò il maestro sufi del quale da anni sentiva parlare.
Non era facile trovarlo e non era facile poterlo avvicinare.
Quando finalmente se lo trovò davanti prima che potesse dire qualcosa questi lo anticipò,
chiedendogli:
"perché sei venuto con tutta questa gente? "
Il tizio si girò a guardare dietro di sé, non c'era nessuno.
Che stava dicendo questo tipo con la barba lunga?
Forse lo avrebbe dovuto incontrare prima ... qualche anno fa ...
forse ora era troppo tardi ... ora aveva una certa età ... ora era rimbambito ...
Ma il maestro demolì i suoi dubbi, dicendogli una cosa meravigliosa:
"no, non guardarti dietro.
Guardati dentro ...
Ora và, torna da me un altra volta, e torna solo
".

Volevo passare una notte nel bosco da solo e invece eccomi qui, in mezzo alla folla.
Qui ogni cosa è magica. Le grosse querce, le foglie e i ricci pieni di castagne, le stelle, questa luna tonda e luminosa ...
Hai presente la sensazione di silenzio vivo e pulsante che il bosco di notte trasmette?
E' magnifico. E magnifico è accorgersi che questo profondo silenzio non viene dall'assenza di rumori, ma dall'assenza delle disarmonie. 

Nel bosco sentirai il silenzio.
E questo è il silenzio del meditante.
Allora non devi crearlo, non devi combattere per conquistarlo.
Non devi neanche cercarlo.
Ti muovi in Lui, respiri in Lui, vivi in Lui.
Se hai orecchie limpide potrai sentire che il bosco è sempre immerso in questo silenzio, anche mentre il falco caccia e l'erba cresce.

Il bosco è maestro di meditazione.
In mezzo a questa grande armonia qualcosa di disarmonioso c'è: io.
Pieno di pensieri fino all'osso, davanti alla quiete di queste maestose querce. 

Non pensare ... Non pensare ...
Nello sforzo di non pensare penso di più.
... Non pensare ... Non pensare ...
Pensare al non pensare è già pensare.
Sto lottando contro la mente e i suoi pensieri, e sto pensando più che mai.
Combattere è creare un nemico, combattere è dare forza al nemico.
E' questo il meccanismo della mente: oscillare come un pendolo.
Destra e sinistra, santo e peccatore, illuminazione e ignoranza, dio e diavolo ...
Continua ad essere un passaggio, nessuna sosta, nessuna centratura.
La natura della mente è nel movimento.
Un pendolo fermo non è un pendolo, è solo un peso attaccato ad un filo.
Il pendolo è tale perché oscilla, e così la mente è tale nel pensare.
Quando è ferma non è più mente.
Quando è ferma non è più.
E quanto più ti sforzi di fermare quel pendolo tanto più lo spingi nel suo oscillare.

...Lasciar scorrere ... Lasciar accadere ... Lasciar fluire ...
Senza tensioni o sforzi, senza attriti o violenze, come questa foglia che cadendo leggera si abbandona alla brezza notturna.
Non sa dove và, non conosce niente del suo viaggio.
Si è staccata, si è liberata, si è lasciata andare totalmente.
Senza filosofie o teologie soltanto và, portata dal vento.
La vedrai essere tutt'uno con il bosco.
La vedrai compiere il suo destino.
...A volte una foglia ha più fede di Te.

...Lasciar scorrere ... Lasciar accadere ... Lasciar fluire ...
La lotta del guerriero è quella che si combatte per arrivare a non combattere più.
Combattere per smettere di combattere, camminare per arrivare lì dove non c'è più cammino, giungere senza un io che possa arrivare.
Come una foglia che cadendo ti sfiora il braccio.
Continuo a muovermi, l'aria fresca sul viso.
... Lasciar scorrere ... Lasciar accadere ... Lasciar fluire ...

Cos'era quel rumore? Le orecchie tese e attente,
Di volpi ne ho sentite più d'una, ma questo rumore è diverso ... Di nuovo!
Cos'è?
Il cuore accelera, il corpo immobile.

Signori e signore ecco a voi la paura.
Non si era ancora fatta viva, forse avevo troppo da pensare.
Non è la prima volta che vengo nel bosco di notte e la conosco.
A volte arriva già alla sola idea di andare in un posto buio e isolato.
In altri casi invece arriva all'improvviso, così.
Fa parte del gioco 

Cos'è questo rumore?
Non è una volpe, conosco il ritmo del suo trotto leggero e svelto.
E' diverso.
Deve trattarsi di qualcosa di grosso, e peggio:
è qualcosa che non ha nessuna fretta di andarsene.
Laggiù, da qualche parte ...
La mente parte: qualcuno mi ha seguito fin qui!
Il cuore accelera.
Mi dico di stare calmo, ma me lo dico soltanto.
Altre volte venendo da queste parti di notte la paura giocava con la mia fantasia.
E' così che mentre meditavo un minimo fruscio alle mie spalle si trasformava in un mostro pronto ad azzannarmi o in un pazzo che con un coltello lungo così voleva fare di me un puzzle mistico, ma ora è diverso.
Ora non è un fruscio, non è una mia proiezione mentale.
Ora c'è veramente qualcosa ... Di nuovo!
Cos'è?
Ho paura. Questa volta c'era anche uno strano verso, profondo, gutturale.
Mi osservo sperarlo con tutto il cuore.
Mi osservo non crederlo neanche un po'.
La tensione continua ad aumentare, la paura danza in me liberamente.
Il paese più vicino è a quasi due ore di cammino e solo ora mi accorgo di quanto sono isolato.
La voglia di meditare, la ricerca del profondo silenzio ... ogni cosa sparisce.
Le gambe tremano, la mente immobile.
Laggiù, dietro a quel castagno, qualcosa si muove lentamente.

Rido.
Rido come uno scemo.
Sono vivo.

Voglio giocare ancora, voglio riprendere la mia danza e dedicarla a tutto l'universo.
Più veloce di prima, più veloce che mai la lama leggera tra le mie mani corre nell'aria.
Il bosco mi sta insegnando qualcosa. Il respiro accelera, la spada vola.
... Lasciar scorrere ... lasciar accadere ... lasciar fluire ...
Tagliare il velo dell'illusione.

Qualcosa cresce in me.
Il corpo sudato si muove come non mai, va da solo, senza peso.
I movimenti accadono senza pensarli, senza deciderli.

Gli alberi e le stelle sono con me.
Mi sorridono, ed io piango.
Né caldo, ne freddo, né stanchezza.
Solo presenza.
Né prima, né dopo.
Solo qui, solo ora.
Il corpo immobile, la fronte sudata, i muscoli tesi.
Anche il bosco si ferma, anche il vento nei rami.
Anche il tempo.

E' caduta per me, mi sta dicendo qualcosa.
Siedo con la schiena dritta e chiudo gli occhi.

Tutto si calma. Il respiro svanisce.
Gli alberi e le stelle sono con me
Gli alberi e le stelle sono me.
Qualcosa arriva ma non bussa
Perché la porta è già aperta.

Ti aspettavo ed eri qui,
Ti cercavo e non eri mai andato via.
Senza parole qualcosa parla.

Non invita la tua mente, non invita il tuo comprendere.
Invita il tuo essere.
E' un invito tra due stelle, tra la stella che vedi e la stella che sei.
Se sai guardarla attentamente, se sai guardarla con tutto il tuo essere, la sentirai sussurrarti di illuminarti e svanire, come lei.
La mano che l'accompagna nel mistero ultimo del dissolversi nell'universo, è la stessa amorevole mano che l'aveva accesa in cielo, ecco perché è così piena di fiducia.

Hai mai visto la magnificenza di una stella che cade ?
Se sai guardarla attentamente, con tutto il tuo essere, la sentirai invitarti a compiere il tuo destino.
La sentirai invitarti a tornare a casa.
E nel seguirla con lo sguardo nel suo volo potrai cogliere, nell'istante prima che svanisca, il suo ultimo sussurro:
Non aver paura.


Monday, October 17, 2016

ieri,l'altro ieri,tempo fa


ieri passeggiavo nel bosco cercando di riflettere su me stesso,non so mai cosa pensare,e' incredibile come la solitudine e il silenzio mi rilassano.Avevo pero' paura di essere osservato da qualcuno.


Ho bisogno d'aiuto e non so cosa fare perchè non capisco cosa ho.Io non so se il mio malessere è psicologico o fisico, ma provo una stanchezza continua da appena sono alzato a quando vado a dormire. Un'apatia che non va via mai. Devastante. Una svogliatezza che si mantiene sia nelle attività lavorative che nelle uscite di piacere.Elenco i miei sintomi, sappiate che mi stanno distruggendo realmente la vita, vivo da anni in queste condizioni e non so come contrastarli a parte sforzarmi di continuare le mie attività.- Stanchezza continua- Mi sento come se non dormissi mai abbastanza- Se faccio qualsiasi sforzo sento facilmente il respiro corto malgrado non abbia problemi fisici o di sottopeso/sovrappeso, a volte è accompagnato da giramenti di testa, dolori muscolari dietro la schiena o un rincoglionimento generale (difficile da spiegare, senti come se il cervello fosse vuoto), certe volte mi si intorpidiscono anche le gambe-Non ho mai voglia di fare niente- Quando sono in attività, a volte la stanchezza mi crea talmente tanta tensione e stress da avere degli attacchi di panico perchè sento di non potercela fare.- ho pochissima concentrazione nelle cose che faccio.Io non so se sia un problema psicologico (la mia vita è stata intrisa di problemi)o fisiologico (forse un mix di tutte e due le cose), quello che so è che sto impazzendo: le persone che mi sono attorno pensano che sia semplice prigrizia e svogliatezza ed io sto vivendo la vita con ansia e paura per il futuro. Io non credo che la pigrizia possa elevarsi al tal punto da limitarti le attività quotidiane.Altre cose che possono o non possono essere correllate:Capelli e unghie deboli, mi cadono moltissimi capelli e le unghie si spezzano sempre.Occhiaie profonde e pelle pallida. Pressione bassaleggera tachicardia

Caro dottore alcuni anni fa ho affrontato una brutta crisi con un mio collaboratore che non si é risolta grazie all aiuto di una buona cura psichiatra e ora il nostro rapporto conflittuale e siamo passati da fasi difficili,il mio rientro al lavoro e lui che aveva messo in dubbio tutto per mettermi in cattiva luce.in quel periodo anche io (probabilmente vedendo crollare i miei punti di riferimento) ho rivalutato me stesso e il mio passato e in particolare un episodio.
già questo vuol dire che probabilmente non si tratta di violenza,giusto? Penso che una vittima di violenza abbia chiaro cosa le sia successo,no? Ai tempi ne ho parlato solo con il mio piu' caro amico (che non mi ha creduto) e con il mio più caro amico che mi ha portato da una psicologa con cui ho fatto solo 4 sedute perché mi sentivo discretamente quando non la vedevo,malissimo durante le sedute (una volta siamo state quasi tutta la seduta in silenzio).anni dopo ho avvisato i miei genitori dato che ho sempre avuto qualche problema di ipervigilanza,difficolta ad addormentarmi , insofferenza.
So che é una questione stupida...tutto sommato non cambia nulla se si sia trattato di errore stupido di una ragazzino o di altro...ma sono anni che mi tormenta l argomento...i piccoli disturbi che citavo sopra sono molto peggiorati (insonnia,ansia,).
Insomma non capisco perché ma é diventato un argomento che mi tormenta.
so che probabilmente dovrei rivolgermi a uno psicologo ma non so se possa avere senso a 16 anni dall episodio in questione e temo di rompere il sia pur precario equilibrio raggiunto...
Dico sempre di attendere LUI il mio nemico sulla riva del fiume,ma spesso ho il sangue amaro.Non so cosa fare.....

Sunday, October 16, 2016

umore


Sentivo il bisogno di scrivere questa lettera , questo qualcosa e poco di me a qualcuno, perché malgrado i miei disperati e mai interrotti sforzi di aiutarmi da solo , di poter migliorare la mia vita senza bisogno dell'aiuto di un altro, devo prendere atto di non essere capace di autocontrollarmi , di sentirmi padrone di me stesso. Premetto che nell'ultimo anno ho scritto diverse lettere a diversi psicologi , tutti gentilissimi , ma che malgrado mi dispiaccia dirlo , non hanno migliorato la mia condizione. Qual'è la mia condizione? Non so nemmeno come spiegarlo. È un malessere che mi trascino da diversi anni (sono un ragazzo di 39 anni) e che mi impedisce di vivere , di fare quello che fanno gli altri ragazzi che letteralmente mi ha prosciugato la giovinezza e la voglia di vivere. Io non so come si possa tradurre a parole quello che provo. Vivo costantemente col desiderio di farla finita , una paranoia pesante e soffocante che preme il mio stomaco giorno e notte . Una paranoia costante quanto inutile . Non so più quante volte ho ripetuto gli stessi pensieri senza essere in grado di agire . Ma non ce la avrei mai fatta e che quindi dovevo vivere , pur senza voglia alcuna , nessun desiderio, niente di niente andare avanti , impotente alle mie crisi. Scrivere è tutto quello che mi resta ormai. Oggi in particolare ho preso congedo dall'unica amicizia che sentivo tale , con una ragazza a cui volevo molto bene e che forse mi capiva. E l'ho fatto perché sebbene e la persona più vicina alla mia vita la sento tremendamente distante da ciò che sono io in realtà , perché io ho il solo bisogno di amarmi , di poter vivere con me stesso in serenità e pace , questa è la mia unica priorità . Ma non ci riesco , riesco solo a pensare al mio io.  Unito a questo il totale scarto tra ciò che sono in realtà e come mi comporto insieme ad altri. Potete provare a pensare ad un vostro nipote o un ragazzo che conoscete , di cui non sospettereste mai l'infelicità. Da un punto di vista esterno la mia vita è esemplare . Esco con gli amici ( gente con cui esco solo per non far sospettare nulla ai miei genitori) , una famiglia completa , non molto ricca , ma che riesce a garantirmi ciò di cui ho bisogno. Questo scarto tra dentro e fuori mi fa sentire il fantasma di me stesso e mi fa credere irreale e separato da tutte le altre cose dell'universo. Ma cosa potreste dirmi? Io so che devo andare da uno psicologo. Non solo perché sono prigioniero di questa distanza tra io interno ed io esterno.
Come dico nel titolo il mio problema maggiore attualmente è l'umore decisamente basso che mi impedisce -da mesi ormai- di vivere la mia vita in maniera normale e di gustarmi moltissime cose... La situazione è aggravata dalla solitudine grandissima nella quale vivo: nella mia orribile cittadina provinciale non ho amici.
I miei non mi riescono in alcun modo ad aiutare, non perchè non vogliano ma perchè realmente non capiscono proprio ciò che vivo e loro stessi hanno un modo di vivere decisamente assurdo: difatti non escono mai ma veramente mai di casa.  Ad ogni modo entrambi vivono come se fossero agli arresti domiciliari,  non escono veramente mai di casa se non per fare la spesa o andare in posta, per esempio, ma non escono mai nemmeno a mangiarsi un gelato!!! Vi ho raccontato tutto questo per farvi capire un pò il contesto nella quale vivo... Per quanto riguarda me attualmente non studio (ho finito le superiori da tempo)e non lavoro semplicemente marcisco sempre di più in questa schifo di situazione. Sto veramente male, non ce la faccio più ad andare avanti così! So che una persona esterna mi direbbe: "esci, attivati" ma credetemi non è semplice, mi sento sempre come se avessi un macigno legato ai piedi ogni volta che voglio fare qualcosa... . Mi sembra sempre di più che non ci siano vie d'uscita......

Friday, October 07, 2016

Oggi


Ero seduto sul letto. Il mio sguardo puntava fuori alla finestra. Guardavo la pioggia cadere, era una mia abitudine. Mi piaceva. Ogni goccia era come una lacrima, ma a sua differenza non faceva male al cuore. 
Mi alzai e mi affacciai. Una folata di vento mi tirò indietro , e mi portò a guardare dall'altro lato. Ma non c'era niente di bello da vedere. Solo una ferrovia e case. L'aria era fredda, e ciò era positivo. Odiavo il caldo.
Tornai al letto e guardai l'ora sul cellulare che avevo lasciato sul comodino. Le 7. 30. Dovevo vestirmi in fretta, altrimenti avrei fatto tardi al centro. E di acchiapparsi le ramanzine dei  proprio non mi andava. Almeno non quel giorno.
Aprii l'armadio. Presi una di quelle felpe che mi piacevano tanto e un paio di jeans scuri. Misi le scarpe da ginnastica ,poi cercai di aggiustare i capelli. Erano neri, rasi e calvo, incorniciavano perfettamente il mio viso pallido formando un evidente contrasto. Mi odiavo. Odiavo i miei lineamenti spigolosi e miei occhi anonimi e inespressivi. Odiavo il mio non riuscire in niente. Ero sempre sbagliato, sempre troppo basso, sempre troppo grasso o troppo magro. Sempre solo... nessuno sembrava trovare qualcosa di interessante in me. Mi ritenevano noioso e deprimente.
Ma potevo benissimo cavarmela da solo, non avevo bisogno di nessuno.
Presi il mio marsupio viola e uscii dalla stanza. Mentre percorrevo il corridoio sentivo i miei genitori urlare... il rumore di un piatto rompersi... altre urla... un pianto, di una voce troppo dolce per essere di mio padre...
Respirai profondamente e mi affrettai ad uscire di casa. E subito ero in strada, camminavo a passo veloce con le cuffie nelle orecchie. Nel mio lettore mp3 attualmente non avendo stereo in macchina solo brani di musica triste. Secondo me quella era la musica migliore. Riusciva a comunicare senza dir......... Era capace di farti provare emozioni incredibili...
C'erano studenti davanti a me, e dietro. Ne ero circondata. Eppure mi sentivo osservato. Avevo questa brutta sensazione che altro non faceva se non mettermi a disagio. Arrivai davanti il centro e la tristezza m'invase per l'ennesima volta. Mi sentivo vuoto, la mia vita non aveva alcun senso. Non ero importante per nessuno. A volte arrivavo a pensare che se non fossi mai nata, la vita per le persone che mi circondavano sarebbe stata migliore di sicuro. Senza ombra di dubbio. I miei genitori andrebbero sicuramente d'accordo. Si amerebbero. 
Dentro di me cresceva quella voglia di far passare il tempo velocemente, così da poter diventare anziano e...
Spesso speravo di non arrivare ai 40 anni, di essere investito da un'auto, o di cadere e rompermi l'osso del collo. 
Per molte persone, la morte era terrore. Per me era liberazione. Liberarsi da tutti i pensieri, liberarsi dai pesi che opprimono...
Il suono delle cuffie mi fece trasalire. Tolsi le cuffie e mi avviavi verso l'entrata.
Ma la mia giornata era partita male,stavo male,dopo pranzo torno a casa affranto......
(Storia di una giornata vissuta)

Thursday, October 06, 2016

Dentro una gabbia


Non c’è niente, fuori di me, che possa trasformare la mia vita. Ho tutto quello che mi serve a portata di mano: dentro di me.Quindi la smetto di correre dietro a ciò che non mi serve, a quelle apparenti mete intermedie che sono fuori di me.Mi rilasso, respiro, mi ricentro su me stesso e comincio l’esplorazione.Ho dedicato tanta energia e tanti sforzi a modificare le condizioni esterne della mia vita, al fine di migliorarla.Ma, alla fine, è sempre stato quello che la mia mente ha interpretato a creare la mia esperienza del mondo che sperimento.E’ la mia mente che mi suggerisce che una particolare esperienza mi provochi dolore o gioia, fastidio o benessere.Se trasformo il modo attraverso il quale la mia mente percepisce le cose, trasformo la qualità della mia vita.Basta togliere questo potere alla mente.Non c’è forse convinzione più potenziante del comprendere che ho sempre il potere di scegliere come voglio sentirmi.E allo stesso tempo, comprendere che, anche se non passo la giornata a saltellare di gioia su un prato, questo non significa che ci sia qualcosa di sbagliato.E ripeto:“Comprendere e sentire che le sconfitte di ieri ed i problemi di domani non esistono. Concentrarmi solo sul qui ed ora e creare la mia vita momento per momento attraverso i miei pensieri ed i miei sogni. Questo è ciò che voglio e tutto ciò è nella mia vita da ora.”Scelgo la semplicità: Amo, Sperimento, Percepisco, Sorrido.Tutto il resto sono sovrastrutture.Sono capace di gioia, di amore, di creatività, di passione  e, soprattutto, di sognare e realizzare i miei sogni.E’ necessario solo che ne sia consapevole e vado a realizzarli.Uno dei più grandi regali che posso fare a me stesso è quello di comprendere che la mia vita è ciò che io permetto che sia.Mi sento sempre di più in gabbia.La mia è una gabbia dorata che mi sono costruito con le mie mani,ma è pur sempre una gabbia molte volte piacevole.Mi rendo conto che in questi ultimi tempi mi sto chiudendo sempre di più in me stesso,e in casa.Cosa che prima,pur soffrendo,non facevo mai.Mettevo comunque il naso fuori dalla mia gabbia,anche con la paura.Negli ultimi tempi mi sento terribilmente solo,invisibile.Sento gli altri distanti anni luce da me.Mi sembra di parlare una lingua sconosciuta che non capiscono.Non voglio ritirarmi silenziosamente dalla vita e dal mondo..Ma nella mia gabbia paradossalmente mi sento protetto..Io però non la odio,anche se non ci voglio più stare qui dentro!Non so che mi succede,sono sfiduciato..

Sunday, October 02, 2016

meditando sull'essere


Sono un nullatenente e sto passando un momento di crisi. Mi sento perso, infelice: non riesco a fare più quello che ho in mente, a portare a termine quello che mi prefiggo di fare e a studiare serenamente. Ultimamente la mia mente è invasa, sommersa, da tanti pensieri, problemi e paure.Inoltre, i ragazzi con cui vivo mi hanno fatto capire che non amano più la mia presenza, perché affermano che non ho un carattere allegro, tanto da farmi sentire un estraneo nel gruppo.Mi vedo spesso con persone anziane o piu' grandi di me persone sagge e consapevoli dei miei limiti. Per di più, le persone che non conosco mi insultano, mi deridono, oppure se la prendono con me senza logica.Forse e' anche per questo che mi sto alienando nella mia vita mi sto rinchiudendo come un riccio nel suo guscio.E’ vero, caratterialmente, io sono sempre stato una persona insicura e ancora oggi tremo sempre quando devo relazionarmi con una persona che non conosco bene. Qualcuno mi ha detto che i miei problemi derivano da troppo stress, stress da non so cosa, ma la verità è che io ho paura di tutto e di tutti, ho paura anche per me stesso perchè non so cosa potrà succedermi quando sarò totalmente solo, cosa che temo accadrà presto perché non riesco più a divertirmi neanche con quegli ultimi due amici che mi sono rimasti e che mi vogliono bene.Quando mi soffermo a pensare a questo senso di solitudine, che mi accompagna oramai dall’età di 18 anni, e a tutte le difficoltà che incontro davanti a me, scoppio in lacrime senza riuscire a vedere una via di uscita.A volte penso che l’unico modo per superare questi miei problemi sia quello di fuggire via dalla mia città per farmi una vita nuova altrove, ma non ne ho il coraggio!mi sento così… morto dentro, stufo della vita a tal punto da pensare… se devo vivere così perché farlo? Mi sento cupo, fatico a stare in compagnia e quello che una volta era il mio pregio di essere simpatico e solare sembra essere scomparso, ho provato a parlare con qualcuno ma in modo superficiale tendono a dirmi sei giovane, hai ancora una vita avanti! ma queste cose se me le porto ancora avanti finirà col farmi rovinare quello che è il periodo più bello della vita… non so cosa pensare mi sento così giù e incompreso e le persone che credevo sincere e importanti per me, non si sono dimostrate tali… Forse questo è perché tendo a dare troppa fiducia alle persone che mi circondano senza pensare alle conseguenze e poi sicuramente anche la mancanza di un rapporto di amore con una persona che ti stia davvero a cuore… non penso di chiedere molto solo un po’ di amore e fiducia perché gli altri non lo capiscono??Concludo con il dire che la vita è bella se la si vive nel migliore dei modi, ma se la si deve vivere così non è meglio non viverla??la vita è una lotta che tutti devono affrontare,a volte i problemi sembrano così grandi,ma quando li superi ti ritrovi ad essere più forte,e a dire:ma come ho fatto a superarlo?che non ci sono molte persone"sveglie"che capiscono i problemi degli altri e li aiutano a risolverli è vero,ormai tutti che pensano a se stessi,che si lamentano,ma la forza stà nel guardare al giorno che arriva,pensando:io ce la posso fare,io sò risolvere i miei problemi,io posso ogni cosa,cerca di guardare alle tue capacità e usale al meglio,se ti abbatti perdi le forze!.Secondo me la morte non è una soluzione,anche se è la prima che ci viene in mente quando vediamo tutto andare storto,contro di noi e vedi la vita una .......!Sarà banale  ma credo che se siamo nati ci sarà pure un motivo,perche' non lo conosciamo non significa che non esista!...Un brutto periodo capita a tutti non solo a me,ma per ognuno ci sono tempi diversi...la risposta alla domanda è SI,si vale la pena continuare la vivere...se non ci fossero delusioni,momenti no,amicizie o amori andati male come faremmo a capire quando siamo felici...ad apprezzare quei momenti...la felicità è fatta di secondi e bisogna imparare ad accettarli per quanto brevi siano!...e perchè no anche ad essere in grado di trasformarli in eterni attimi!...Vi invito ad ascoltare "manifesto futurista......."di vasco rossi una botta di vita


Saturday, October 01, 2016

Dolori


Un'altro aspetto delle varie sofferenze sono i dolori:Tutto e' iniziato diversi anni fa con dolori muscolari diffusi, fatte tante di quelle visite sono stati ipotizzati tanti malanni, dalla fibromialgia all'artrite a sindrome da stanchezza cronica.Fatte tante cura con antidolorifici tipo tauxib e celebrex ma nessun miglioramento anzi solo peggioramenti.Ho fatto diversi esami del sangue tutto normale esami radiologici ed eco e anche risonanza magnetiche.(il mio medico di famiglia pensa che sia ipocondriaco).
Il problema che accuso e' un senso di rigidita' alle gambe questo pero nell'arco di due tre anni e' peggiorato di molto infatti si sono aggiunti altri sintomi quali vertigini tremori freddo generalizzato e fascicolazioni oltre a bruciore ai muscoli.Dopo tante visite si e' arrivato alla conclusione che si tratta di ansia con somatizzazioni.
Vorrei provare come antidepressivo laroxyl, trittico, deniban, liryca, neuleptil , entact ed x ultimo efexor
Tutti questi antidepressivi danno grossi disturbi tanto da doverli sospendere l'antidepressivo e' un po' come una maglietta che ci deve andare precisa ne troppo stretta ne troppo larga.Trittico ne prendevo 9 gocce al giorno lo preso x 1 mese ma mi ha fatto stare un mese con la nausea, entact pochi giorni mi portava lipotimie laroxyl 1 mese ma mi dava dolore di testa lipotimie vertigini e crampi e pressione alta, per ultimo denibam lo preso x 3 mesi a 50mg ma nessun effetto collaterale esagerato tranne libido azzerato ed erezione anche ma i dolori muscolari il freddo le vertigini le avevo sempre.Visto tutto cio' il medico mi vuole far fare della psicoterapia e sotto mia insistenza sto provando un farmaco fortissimo che mi fa stare benino anche se i dolori muscolari persistono.Ad oggi anche con la cura ho sempre questi disturbi quali gambe rigide e vertigini.

Caro dottore......

ho 39 anni, sono una ragazzo , e soffro di un disturbo monopolare dal 1998.....tutto cominciò durante la fine della scuola quando mi imbattei nel mondo del lavoro, ma in realtà ansioso lo sono sempre stato e questa ansia si manifesta soprattutto con nausea mattutina , appetito, tachicardia,agitazione,tremori sparsi, ...ora sto da anni, vado avanti tra alti e bassi...faccio terapia , ho cambiato due dottori, vorrei fare il sistema ABCDE, prendo anche dei farmaci....tutto avviene mentre sto tranquillo....mi prende l'ansia o depressione o altro improvvisamente come un fuoco che sale dentro di me fino a che non riesco più a contenerlo , a tranquillizzarlo.L'ultima volta, il motivo scatenante è stata la visione di un programma tv dove hanno fatto vedere una ragazzo che soffriva di disturbi gravi, il giorno dopo il mio pensiero è andato a quel servizio e ho avuto paura di poter avere anche io quel disturbo, una paura del tutto incontrollata, perchè io stavo bene...non sono riuscito a tranquillizzarmi....e mi è presa la paura, il terrore, che questa ansia si potesse trasformare in qualcosa di più grave.Se può servire, sono cresciuta in una famiglia molto apprensiva, mio padre per tutta la mia infanzia ed io stavo in ansia per quello che sarebbe potuto succedere, per l'imprevedibilità della situazione, che ,io, bambino, non potevo gestire.Inoltre i miei genitori litigavano sempre ,ogni giorno, e questo mi faceva venire ulteriore ansia e mi chiedevo"chissà domani, se litigheranno oppure no, speriamo di no".Oppure a volte dovevo andare a qualche festa di una mia amico, e stavo in ansia tutta la giornata perchè non sapevo se mio padre, che mi doveva accompagnare.....ho passato tutta la mia infanzia e la mia adolescenza a fare questo, perchè avevo questa situazione familiare che fronteggiavo da sola, perchè non avevo parenti che mi potessero aiutare,anzi loro neanche lo sapevano.Ora la situazione è migliorata molto in famiglia, ma gli attacchi di ansia e depressione etc che ho da quando ho 21 anni sono sempre forti ed invalidanti....come posso fare, che lavoro posso fare con me stesso?