Thursday, October 22, 2015

msx

Finalmente ho avuto modo di vedere com'era fatto un MSX! quell'oggetto che sulle riviste ne parlava abbastanza e anche bene.Quando mi è arrivato, gli ho dato uno sguardo abbastanza fugace pensando che fosse il solito compuerino. A giudicare dalle porte d'ingresso, invece, mi sono reso conto che doveva essere un home-computer molto espandibile.Non molto diffuso,difficile da reperire.
Lo comprai dall'elettricista che stava rifacendo l'impianto elettrico in casa mia.In realta era un po di tempo che stavo cercando un degno successore per il mio mitico Vic-20.Ero arrivato al punto che con il vic-20 non sapevo piu che farci ossia lo sapevo ma forse me ne stavo un po stufando e dopo avere evitato per fortuna l'acquisto dello Sharp Mz7000 decisi (anche perche a quel tempo non avevo molte altre scelte)allora di prendere l'msx tra le altre cose era una delle versioni piu recenti un bellissmo msx 8020 della philiphs un portento per quel tempo.
Insomma me lo feci portare e di accessori avevo 2 joystick un registratore a cassette e una stampante.Con un po di software.
Mi accorsi dopo un po la difficolta di reperire un negozio philiphs e rimaneva l'unica speranza l'edicola dove si trovava software in quantita industriale in genere giochi e a prezzi eccezionali.Si trovavano tipo 8 cassette con 5 giochi l'una a 10 mila lire e per quel tempo non era male.
Con questo pc (lo chiamero cosi per valorizzarlo)potei conoscere il primo linguaggio basic che poi dopo avrei ritovato nel mioo primo pc.Infatti questo pc montava il famoso basic v2.0.Insomma la programmazione si modernizzo verso quello che poi sarebbe stato lo standard del futuro :) e poi oltre a quello trovai una quantita di giochi che una parte erano anche in sala giochi da non dire di un ganzo...altro che il vecchio c64...in pratica trovai i giochi che si possono in parte reperire sul mame....quindi nelle sere estive insonni mi posso fare un viaggio nei bei tempi del mio MSX

retrocomputing

Se non avete mai utilizzato un computer con lo spirito pionierstico che caratterizzava tutti gli appassionati e i professionisti dei decenni passati, probabilmente non riuscite a capire la filosofia del retrocomputing. In quegli anni ogni computer aveva una storia particolare, ogni macchina era un'avventura informatica: tutti potevano cimentarsi in esperimenti per potenziare i propri calcolatori domestici e scovarne i segreti non rivelati. Insomma, lo spirito che ci avvicinava ad un computer non è quello che oggi potrebbe aver un qualsiasi operatore, ma era denso di scoperte e sorprese: ognuno si sentiva come Indiana Jones. Ancor prima, quando gli home computer non erano diffusi, gli operatori di mainframe si trovavano ogni giorno a sfidare i loro colossi per ottimizzare processi di calcolo troppo lenti che oggi si risolvono in millesimi di secondo. La sfida del tempo, quello di elaborazione, e quella dello spazio per immagazzinare i dati erano un continuo stimolo a migliorare i programmi e migliorare se stessi. Oggi c'è abbondanza di memoria e una gran quantità di spazio su hard-disk, che vent'anni fa sembrava irraggiungibile: eppure allora ogni cosa, ogni computer sembrava aver già raggiunto i livelli più alti. Chissà come sarebbero stati nel 2000, pensavamo tutti. Con i computer di oggi, tutti anonimi e tutti uguali, non c'è più quello spirito. O forse lo avvertiremo tra vent'anni. I primi ad entrare nelle nostre case godevano di vita propria: avevano un anima, creata probabilmente da noi stessi e alimentata da storie, sfide, confronti con i successori sempre criticati e avventure personali. E' tutto questo turbinio di emozioni che spinge gli appassionati di oggi a rincorrere le vecchie glorie, a ripulirle meticolosamente, a studiarne gli interni come un chirurgo esaltato, a resuscitarli e adorarli come sciamani drogati da quelle esperienze passate, impossibili da reprimere. Tutto questo è retrocomputing