Thursday, March 27, 2008

AN: MINACCE A MATTEOLI




AN: MINACCE A MATTEOLI: DONZELLI (AU),NON SI FARA'INTIMORIRE


(ANSA) - FIRENZE, 25 MAR - Gli studenti di Azione
universitaria "abbracciano il senatore Matteoli e gli esprimono
solidarietà e affetto per la minaccia subita". Lo scrive in
una nota Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione
universitaria.
"Matteoli non si farà intimorire - scrive Donzelli -, ha
fatto politica nella rossa Toscana per il Movimento sociale
quando le pallottole volavano e non erano chiuse nelle buste,
quando nessuno pensava di poter andare al governo della nazione.
Un uomo temprato in quegli anni - conclude la nota - non si
lascerà intimorire e continuerà ad essere guida ed esempio per
il mondo della destra che si appresta ad affrontare il nuovo
percorso del Popolo delle Libertà". (ANSA).

Wednesday, March 26, 2008

RIFLESSIONI sul passato

RIFLESSIONI sul passato

Sono uno dei tanti o pochi chi puo dirlo.. fortunati che ha avuto la Possibilità di vivere in un momento storico in cui, soprattutto nel nord del mondo, è avvenuta una rapidissima trasformazione.

Convivo senza imbarazzi con il traffico e lo stress della metropoli, con i computer palmari, con i telefoni cellulari,con gli scooters di plastica,con le automobili catalizzate,.

Ho scritto durante la mia infanzia con passione lettere d'amore se amore si puo chiamre a 12 anni.. Ho sognato e possiedo un Benellino 48 e una Vespa 50 special 4 marce, ho visto l'evolversi della tecnologia, ho atteso con ansia alla Tv le avventure di RinTinTin, di Lessie e Hazzard o per sentire le canzoni dello zecchino d'oro(questi negli anni 80)

Ho visto(e non sono mai mancato un anno)lo sviluppo della tecnologia allo Smau di Milano il passaggio lo sviluppo della tecnologia dai vecchi 8086 ai modernissimi p4 o amd..

Cio mi ha portato a riflettere vedendo i bambini di oggi(non che io mi senta poi cosi vecchio) di quanta fortuna abbia avuto vivendo i primi anni della mia vita ho avuto infatti la possibilita di vedere mestieri antichi "morire" o essere meno evidenti e ho visto nascere nuovi tipi di economie cose che probabilmente i bambini di oggi non avranno la possibilita di vedere anche se comunque mi sono ben adagiato nella nuova generazione tecnologica avendo comprato il mio primo Home Computer all'era di 6 anni (1983).In pratica ho visto quella che e' stata secondo me un'altra rivoluzione industriale o almeno una rivoluzione tecnologica....

Qanto mi piaceva all'eta di 8 anni vedermi i films di "4 ragazzi per un computer" dove il protagonista Ricky Allen mostrava a noi bambini il mestiere dell'hacker una specie di WarGames ma a telefilm e sempre con avventure diverse.E assieme a questi stimoli e alla mia predisposizione mi accinsi allo studio di quello che era l'uso dei computer siano essi Home o Personal...

Voglio dunque qui dare un piccolo ricordo di cio che ho visto "morire" o di cio che mi ha colpito nei primi anni della mia vita

Il cenciaio

o venditore di vestiti usati questa foto mi pare sia del mercato dell'antiquariato nei pressi di piazza san Martino a Lucca dove c'e' anche il famoso Volto Santo(attenzione per chi non e' lucchese il ns patrono non e' il VoltoSanto festeggiato in settembre ma e' SanPaolino di cui pero non ricordo la data...)

Un robivecchio

sempre questa foto e nella zona del mercato di citta dove fosse di preciso pero non lo so.Per chi visita comunque le citta toscane di Lucca e Livorno e' sempre facile imbattersi in questi personaggi sia in mercatini militari e/o dell'antiquariato mentre nelle metropoli ho avuto un po di difficolta nel rintracciarli

lo scopaio

questo e' proprio scomparso lo vedevo quando ero piccolo.Ora vedo soltanto alcuni immigrati ambulanti che fanno questo mestiere


------------------------OGGI 27 marzo 2008-------------------------------


Mi sono reso conto facendo la spesa da solo che non so bene cosa comprare
sono un eterno indeciso.....
chiamero' qualche amica ad aiutarmi a fare la spesa

http://www.flickr.com/photos/7688083@N04/



Tuesday, March 18, 2008

San Casciano in Val di Pesa



Sul punto più elevato dei poggi che separano la Val di Pesa dalla Val di Greve, lungo la via Cassia, sorge, in un'incantevole posizione delle colline del Chianti, si trova San Casciano in Val di Pesa. Dista da Firenze solo 15 Km ed è facilmente raggiungibile dalla città transitando sulla via Cassia o per mezzo della superstrada Firenze-Siena.

Altitudine: 310 metri sul livello del mare - Superficie: 107.98 Kmq. - Abitanti: 15.318


AUTOSTRADA:
Autostrada del Sole A1
Uscita : Firenze - Certosa.
E' possibile raggiungere San Casciano V.P. percorrendo:
- la via Cassia (Tavarnuzze\Cimitero degli Americani \Falciani)
- la via Cassia (Tavarnuzze\bivio Scopeti\S.Andrea in Percussina\Spedaletto)
- la Superstrada Firenze-Siena

SUPERSTRADA FIRENZE - SIENA :
Prima Uscita: San Casciano V.P.: Km. 3
da Siena: Uscita San Casciano V.P.: Km. 2

SUPERSTRADA FIRENZE - LIVORNO - PISA :
Uscita Ginestra Km. 10 (già all'uscita la direzione verso San Casciano V.P. è segnalata dai cartelli stradali)



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Fin dall'età romana, S.Casciano V.P. fu una stazione di posta o "mansio" eretto in cima alla discesa per Firenze dove era posta la decima pietra miliare della colonia fiorentina, posta sulla via Cassia.

Per tale proposito, fu chiamata "Decimo" la Pieve di S.Cecilia, che si trova in prossimità di questa strada romana. Il primo documento scritto sulla località si trova in una pergamena del 1043 custodita nella non lontana Abbazia di Passignano, ma la località, come risulta dai numerosi ritrovamenti etruschi, era abitata fino dal VIII sec. avanti Cristo. Inoltre la storia della zona, che spesso si confonde con la leggenda, risulta dagli innumerevoli luoghi, ben più antichi del capoluogo.

A quel tempo, San Casciano era un piccolo borgo raccolto attorno alla chiesa, provvisto di una sede per il Podestà e di una ben organizzata posta per i cavalli. La vicinanza di Firenze e la amenità dei luoghi, attraversati continuamente da mercanti e soldati, mise questa terra a contatto con gli eventi più famosi della storia romana ed italiana.
Il battesimo del fuoco per questa contrada avvenne nel XIV secolo quando il primo novembre del 1312, 'imperatore Arrigo VII, tolto l'assedio a Firenze si accampò sul poggio di San Casciano occupando il borgo. I danni materiali sofferti furono ingentissimi poiché l'Imperatore mandò il fratello Baldovino di Lussemburgo arcivescovo di Treviri ad occupare e devastare tutti i castelli posti in Val di Pesa e Val di Greve. Nell'archivio provinciale di Coblenza esiste, tuttora, un codice contenente preziose miniature relative alla vita di Arrigo VII a S.Casciano V.P..
Dalla partenza dell'imperatore trascorse poco tempo e Castruccio Castracani, in guerra con Firenze, giunse a San Casciano e distrusse tutto il borgo. Nel 1343, Gualtieri di Brienne duca di Atene, preso il potere in Firenze, si rese conto della importanza strategica di S.Casciano V.P. ed iniziò una prima cerchia di fortificazioni. Tanta era la considerazione del Duca per questo luogo che volle chiamarlo Castel Ducale, ma la cacciata del Brienne da Firenze interruppe i lavori di fortificazione appena iniziati.


Il 4 luglio del 1354 San Casciano fu nuovamente messa a ferro e fuoco dalle armate di Fra Moriale D'Albano, tanto che per liberarsi di questo flagello la repubblica fiorentina fu costretta a pagare ben 16.000 fiorini d'oro.
Toccata nei suoi forzieri la repubblica fiorentina rinsavì e nel gran libro delle "Provvisioni" si può leggere - Si fortifichi Sancasciano -.
I lavori per la costruzione delle mura e del "Cassero", edificio tuttora esistente, furono prontamente iniziati e terminarono nel settembre del 1356. Il recinto delle mura, ancora in parte ben conservato, chiuse tutto il poggio includendo il borgo, la chiesa, il palazzo del podestà ed il cassero. Da allora San Casciano si impose agli eserciti del tempo come una fortezza munitissima ed imprendibile, cessarono i saccheggi e proseguì quella stagione fertilissima di artisti, fiorentini e senesi, che tante opere hanno lasciato in questa zona.
Nel 1304 fu costruita nel borgo di San Casciano una chiesa intitolata a Santa Maria al Prato. I padri Domenicani, che la fecero edificare, vollero che questa chiesetta, con annesso convento e ricovero per i pellegrini, fosse all'altezza della loro colta tradizione, chiamando a lavorare per in essa i più famosi artisti dell'epoca. Nel 1339 Ugolino di Nerio stava dipingendo in questo luogo quando, transitandovi diretto alla corte papale di Avignone, si fermò, forse a salutare l'amico, Simone Martini, che volle dipingere per questa Chiesa quella che divenne la sua ultima opera in Italia, la dolce mestizia della croce dipinta da Simone resta a testimonianza dell'animo presago dell'artista, che infatti non ritornò più a Siena ma morì ad Avignone.
Nel 1349 lo scultore Giovanni di Balduccio, allievo di Giovanni Pisano, scolpì il bellissimo pergamo che tuttora si può ammirare in Santa Maria al Prato. Da quella data cessano le notizie su Balduccio, perciò non è improbabile credere che questa sia la sua ultima opera.
Nella ultima metà del trecento nelle Chiese di San Casciano lavorarono vari artisti come, Taddeo Gaddi, allievo prediletto di Giotto, Giovanni del Biondo, Cecco di Ser Cenno, il Gerini ed altri. Le loro opere si possono così ammirare nelle varie ove sono raccolte.
Durante tutto il quattrocento nel castello di San Casciano, le ricche famiglie fiorentine costruirono i loro palazzi, e per volontà di un sancascianese, Girolamo Castrucci, fu costruito fuori delle mura un vasto convento per i francescani, ingrandito nel 1494 per merito di una donazione fatta da Carlo VIII, re di Francia.
Dal 1512 Niccolò Machiavelli, esiliato nella sua villa di Sant'Andrea in Percussina ( L'Albergaccio ), scrisse le sue più significative opere. La valida spietata concretezza dei suoi scritti non può essere disgiunta dalle amare esperienze di questi luoghi, creati per la pace e troppo spesso usati per la guerra.
Dalla prima metà del cinquecento, consolidatosi lo stato toscano sotto i Medici, San Casciano cessò la sua funzione di scolta per Firenze, e, piano piano iniziarono le demolizioni delle porte, delle torri e dei bastioni.
Fu da allora che i castelli del contado divennero ville spaziose, dove le ricche famiglie fiorentine venivano a ristorarsi con il connubio della natura e dell'arte.
Si aprirono le magiche e colorate fornaci dei Della Robbia, che in questo tempo lasciarono molte loro opere a Casavecchia, San Giovanni in Sugana, ed in altre Chiese e ville site su tutto il comune.
Alla fine del XVI secolo anche la nostra contrada fu pervasa dalla mania riformatrice in nome del barocco imperante, ma il misurato senso del bello impedì, per fortuna, lo scempio che in altre parti distrusse pregevoli opere d'arte.
Dopo Arrigo VII, Castruccio Castracani e Fra Moriale D'Albano, San Casciano conobbe altre rovine.

Il 26 luglio 1944, le mine dell'esercito tedesco in ritirata ed un bombardamento angloamericano ridussero nuovamente questa terra ad un cumulo di rovine.


Intervista a Giovanni Calamosca





Il mistero del "mostro di Firenze", il killer maniacale (o i killer) delle coppiette, appare, a distanza di tanti anni, sempre più oscuro e contorto. Il settimanale "Panorama" ha annunciato clamorosi sviluppi su questa infernale catena di delitti, chiamando in causa il magistrato Pier Luigi Vigna. Un testimone lo accuserebbe di aver trattato una sorta di copertura con la "banda dei sardi", implicata nelle indagini sul "mostro" dal 1982.
Un racconto credibile o l'ennesimo polverone? Secondo questo testimone segreto Giuseppe Barrui - oltre a essere implicato direttamente nei due duplici omicidi del 1981 - nel 1992 avrebbe messo il proiettile nell'orto di Pietro Pacciani per incastrarlo. Giuseppe Barrui è morto a Pisa tre anni fa, nel 1998.
"Chi l'ha visto?" ha raccolto la testimonianza di Giovanni Calamosca, che vive in località Caburaccia, nell'Appennino Tosco Emiliano. Quest'uomo conosce bene la "banda dei sardi". Nel 1997 raccontò a Michele Giuttari, capo della squadra mobile fiorentina, che Francesco Vinci, trovato carbonizzato nel 1993 nella sua auto insieme al pastore Angelo Vargiu, gli aveva confessato di aver ucciso a Signa nel 1968 Barbara Locci e Angelo Lo Bianco con la Beretta calibro 22 che sarebbe poi passata di mano. Con questa pistola sono stati compiuti i sette duplici omicidi del "mostro". Calamosca, finito in carcere negli anni Ottanta per sequestro di persona, fu anche sospettato di essere proprio lui il "mostro di Firenze". Di seguito, il testo integrale dell'intervista.

Dov'è nato?
A Imola.

Da quanto vive qui?
Dal 1952-1954.

Che lavoro ha fatto?
Il pastore.

Quanti anni ha?
Settantaquattro.

Ha conosciuto Giuseppe Barrui?
Ho conosciuto Giuseppe Barrui perché trattai con lui cento pecore; stava qui sopra a Bologna. Poi l'ho conosciuto perché sono andato a comprare un montone da lui, che abitava a Comacchio.

Salvatore Vinci, fratello di Francesco, è scomparso dopo essere stato imputato in due processi: per la vicenda del mostro di Firenze e per la strana morte di sua moglie Barbarina Steri. Di lui non si hanno più notizie dal 1986.

Conosceva i Vinci?
Sì, tutti e due. Conoscevo meglio Francesco, abbiamo fatto diciotto mesi a San Giovanni in Monti, innocenti. Lui scriveva a venti trenta donne, a tutti quegli avvisi dei giornalini; aveva dei pacchi di lettere così. Io mi divertivo a leggere le lettere per non pensare alla tragedia che uno ha quando fa della galera innocente. La sua amante era Barbara Locci. Il marito era contento che Vinci andasse a letto con lei, gli portava il caffè a letto. Questa è la sacrosanta verità che mi ha raccontato lui, non sono bugie. Solo che dopo Barbara Locci ha trovato questo toscano, e lì sono nate le gelosie ed è successo quello che è successo.

Per il delitto di Lo Bianco e Locci è finito in carcere Stefano Mele, il marito di Barbara.

A lei, però, Francesco Vinci racconta che quella notte dell'agosto 1968 a uccidere i due amanti era stato lui.
Sì, insieme a Mele.

Vengono uccisi con una pistola, la calibro 22, che sarà quella del mostro di Firenze. La pistola era di proprietà di Francesco Vinci, le ha raccontato che fine ha fatto?
No, non me l'ha mai raccontato, io non ci ho mai capito niente. Però, voi vi dovete fare indietro nel tempo. Francesco Vinci aveva un'amante - non mi ricordo più il nome - ed è stata ammazzata, bruciata.

Milva Malatesta e suo figlio Mirko di tre anni sono stati uccisi e poi bruciati il 19 agosto 1993.

Dopo, hanno ammazzato anche Francesco Vinci, nel 1993, è stato bruciato. Non si brucia uno per un furto di pecora come poteva fare lui, o per un furto di due maiali.

Perché ricorda questo particolare per spiegare il delitto del 1968 e quella pistola?
Perché ho sempre avuto questo presupposto, che qualcuno, il vero mostro, avesse paura o fosse ricattato e abbia avuto l'interesse di togliersi sia il Vinci sia l'amante, che sapesse qualcosa anche lei. Io guardi a tutta la storia di Pacciani non ci credo.

Pacciani non era il mostro di Firenze?
No, nella maniera più assoluta, come neanche quello che è all'ergastolo.

Intende i "compagni" di Pacciani?
Sì, sì...

Mario Sale e Giovanni Farina sono tra i più pericolosi esponenti dell'Anonima Sarda. Attualmente Farina è in carcere per il rapimento Soffiantini.

A casa sua sono passati Mario Sale e Giovanni Farina?
Sì, è la verità. Ma ci ho rimesso sempre di tasca.

Che faceva lei quando venivano sequestrate queste persone?
Io mi mettevo le mani nei capelli, perché sapevo che prima o dopo mi capitavano dei casini.

Vigna cosa le chiese durante il periodo in cui accadevano questi rapimenti?
In un primo momento, prima, ha creduto che io fossi il mostro di Firenze. Io sulla "Nazione" sono stato cinque o sei mattine, così piccolo, in fotografie in prima pagina, così piccole; e lui là grande, con la mano così, con la toga, così grande.

Quando qui in questa stanza c'erano Mario Sale e Farina di cosa si parlava? Cosa le dicevano?
Niente, si parlava di pecore, si parlava perché io poi ero diventato socio con Farina, avevamo un branco di pecore assieme, dei cavalli assieme.

Avevate i vostri affari...
Puliti.

Degli affari sporchi lei non sapeva niente, però Vigna da lei voleva sapere questi affari sporchi?
Appunto.

Vigna voleva che lei parlasse?
E io l'ho anche aiutato Vigna, se vuol dire la verità. Forse, se non Vigna, ho aiutato molto di più la Criminalpol di Firenze, gli ho dato delle mani forti - lasci perdere, non posso dire niente.

Mi fa capire queste "mani forti"...
Non posso dire niente. Non mi chieda altro.

Ma per il "mostro" o per i rapimenti?
Per i rapimenti.

Riguarda, forse, il sequestro Berardinelli?
No, prima, prima ...

Il sequestro Fantazzini?
Non mi chieda niente.

In un articolo de "La Nazione" c'è scritto "Vigna ha coperto i sardi, sulla vicenda del mostro di Firenze spunta un altro testimone".
Per me è tutta una montatura. Vigna non ha coperto nessuno, glielo dico pure che io mi sono trovato interrogato più di una volta, più di due.

Da Vigna?
Da Vigna. Vigna non ha coperto nessuno, Vigna non ha mai avuto rispetto per nessuno.

Chi può aver parlato?
Non credo io che sia un sardo, perché i sardi hanno solo interessi a tenere coperta la faccenda. Quando fu arrestato Vinci per il mostro, perché sospettavano lui, è stato arrestato in 'sta casa, qui, il 15 agosto che c'avevamo una cena. Com'è che subito dopo sono successi altri due delitti in poco tempo? Lo facevano per tirar fuori Vinci. E allora chi è che ha ammazzato Vinci? Chi è stato che ha ammazzato l'amante? Com'è che è sparito il fratello di Vinci?


Tuesday, March 11, 2008

Hackers 2: The Takedown




Hackers 2: The Takedown Conspiracy 99

La storia dell'hacker Kevin Mitnick noto in tutto il mondo per le sue abilita' informatiche

Trama del film Hackers 2: The Takedown Conspiracy 99
Kevin Mitcnick è un pirata informatico, un hacker, ed è il migliore in circolazione: gli basta una moneta da dieci centesimi ed un telefono; a volte, se è fortunato, non gli serve nemmeno la moneta ! La sua sfida è di acceder a banche dati esclusive segretissime, beffare i più sofisticati sistemi informatici e sfuggire a qualsiasi indagine. E' il criminale informatico più ricercato dall'F.B.I., per il furto di informazioni del valore di oltre un milione di dollari. Il suo avversario è Shimorura, un hacker altrettanto bravo, passato però dalla parte della legge: con l'aiuto di un agente federale stringe una rete attorno a Mitnick, che è costretto a giocare la sua ultima carta...


Recensione del film Hackers 2: The Takedown Conspiracy 99
Passatto in sordina nelle sale, Hackers 2 (noto per i più come Takedown), e' un buon film: la storia vera di K.Mitcnick è una delle piu' realistiche fin ora prodotte sul grande schermo.
Consigliato per gli amanti dell'informatica


Scheda del film Hackers 2: The Takedown Conspiracy 99
Titolo Originale: TAKEDOWN
Regia: Joe Chappelle
Interpreti: Skeet Ulrich, Russell Wong, Angela Featherstone
Durata: h 1.32
Nazionalità: USA 2000
Genere: thriller
Al cinema nel Febbraio 2000