Sunday, July 10, 2016

il nostro vuoto

«Ci sono due tipi di vuoto. Il vuoto che cerco io è fatto di buio, di nulla, è una dimensione dove non ci sono pensieri. Se, per esempio, mi trovo a dover prendere una decisione, chiudo gli occhi e cerco il vuoto.Poi c’è il vuoto che viene da sé, spontaneamente: e questa è un’ottima cosa come nei momenti di derealizzazione! Per esempio quello dei bambini che si distraggono molto, che si incantano; oppure quello dal quale, silenziosamente, senza chiedere il tuo parere, senza pensieri, si forma incessantemente la persona che sei.Una sorgente sconosciuta che sta derealizzando te, Sta facendo il tuo essere come va fatto, e per la quale la tua opinione conta meno di niente. Ecco a cosa serve il vuoto: a ricordarti che non sei tu il protagonista,ma sono il tuo inconscio e il tuo IO, che c’è qualcosa che ti sta creando e sa cosa fare, quando piangere, quando ridere, quando irritarsi…E’ chiaro che non ha modelli specie nelle vite piu' frastagliate come quelle che solo tu puoi conoscere,alludendo anche alla tua, segue un suo stile, cos’altro dovrebbe fare?

Mentre tu insisti a mettere paletti: vado bene, non vado bene, sono giusto, sono sbagliato, ieri ho fatto così, dovevo fare diversamente, e poi ho avuto un’infanzia difficile, mi maltrattavano…Ma così chiedi al tuo artefice di rispettare una serie di codici che non sono i suoi: sarebbe invece un’ottima cosa lasciar perdere tutto e affidarsi totalmente al vuoto. Quanto più vuoto realizziamo  o derealizziamo in noi, tanto più sapere innato attingiamo.L’operazione da fare quando stiamo male è molto semplice: basta ricordarsi che c’è un luogo segreto dentro di noi, il nostro spazio vuoto. In quel silenzio invisibile che ci abita, là dove non ci conosciamo, c’è la nostra essenza e assieme la guarigione da ogni disagio. Perché siamo, principalmente, proprio ciò che non vediamo di noi stessi. In quel silenzio rarefatto e invisibile che abita ognuno di noi c’è la prevenzione, la cura, la soluzione dei nostri disagi. Nascondersi è annullarsi, prendere le distanze dal conosciuto, disidentificarsi.Nascondersi è curarsi, rigenerarsi, lasciar fare al Sé. Non c’è seme nell’universo che non si occulti per creare la vita di una pianta, di un animale, di un uomo.Nascondersi è la ricetta di tutte le ricette. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi problema ti affligga, tu nasconditi…e rifugiati nel vuoto. Dio si occulta e, quando noi immaginiamo uno spazio vuoto, misterioso e nascosto, le forze cosmiche sono più che mai al nostro fianco. Ogni tanto faremmo bene a chiederci “Quanto «vuoto» c’è stato nella mia giornata?” Non credo che i sintomi di derealizzazione sia un vero e proprio problema e' solo ,forse,un accrescere di uno stato di coscienza piu' notevole.

Siamo sulla strada giusta quando non cerchiamo di risolvere quelli che chiamiamo “i nostri problemi”.“non devo cambiare vita” e' una frase frasi che permette all’anima di compiere i suoi prodigi, di produrre i suoi effetti terapeutici. Il vuoto ha più poteri di qualsiasi ragionamento, di qualsiasi farmaco, di ogni sforzo di volontà.“Secondo la Kabbalah, il fondamento che sostiene tutta l’esistenza è l’Ain, il Nulla metafisico. Uno dei versi biblici che giustifica questa affermazione è (Giobbe 26,7): “Tolè aretz al blimah”, “sospende la terra sul Nulla”.Certamente non ce la possiamo fare se pensiamo di avere un problema irrisolvibile, se la prima cosa che si fa è chiamare qualcuno per lamentarti, oppure se comincio a rimpiangere il passato, a pensare a come stavo meglio allora, o a considerare come altri hanno affrontato quel problema; non ce la posso fare così…! Bisogna, giorno dopo giorno,che procedo come un essere sconosciuto a me stesso e la vita aprirà strade nuove, offrirà nuove soluzioni: ma spesso non ce ne si accorge, perché la mente è troppo centrata sull’identità consueta, e non vede. Se esiste un principio che crea il mondo, lo crea nascondendosi. “L’intima natura delle cose ama nascondersi”.Esattamente il contrario di quello che faccio quando sono in pena, quando corro da qualche amico o lo chiamo per raccontargli i miei problemi e farmi compatire. Così facendo l’invisibile non può aiutarmi, perché ogni volta che parlo di un problema a qualcuno, lo rinforzo. Le parole aumentano il disagio. Il vuoto guarisce.  Come il seme si nasconde nella terra per creare le piante, come l’uovo fecondato è al riparo nell’utero, quando ci rifugiamo in noi stessi entriamo nell’uovo cosmico, come dicevano gli alchimisti. E se le cose non si risolvono ancora, allora vuol dire che ci abbiamo pensato troppo, che abbiamo portato con noi, lì dentro, troppo della nostra identità. Significa che, per noi stessi, siamo diventati una zavorra da cui liberarsi in fretta.

E’ importante, durante la giornata, anche quando siamo in mezzo agli altri, percepire il nostro lato “vuoto”, che significa essere presenti senza avere niente da dire né a sé né agli altri.»


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