Saturday, June 11, 2016

Elogio alla solitudine


Non voglio dire che vivere da solo o in solitudine sia il massimo della vita ho solo annotato riflessioni che mi parevano giuste.Poi nella vita se si incontra la persona giusta,valutandola con il cervello e non con altre parti anatomiche del corpo si possa condurre anche una buona vita di coppia.Credo che l'errore basandomi sulle mie esperienze sia quando il partner non capisce il bisogno saltuariamente di solitudine,di una pausa riflessiva per meditare e spesse volte viene scambiato questa ricerca di solitudine come mancanza di attenzione,tradimento o altro.In definitiva stai con una persona che non capisce il tuo essere ed e' attratta probabilmente solo dal tuo fisico.Meglio evitare certe esperienze.In un film ricordo c'era un boss mafioso che ripeteva continuamente "ci sono solo 3 donne importanti nella nostra vita",e forse e' vero,io credo le mie di essermele perse per la strada prima dei 35 anni.
Le persone che vivono la propria vita in solitudine soffrono infatti molto di più di forme depressive rispetto a coloro che vivono anche in famiglia e la solitudine aumenta dell’80 per cento la propensione a patologie dell’umore. Lo sostiene uno studio finlandese condotto su un campione di 3500 persone stanno anche in un aumento vertiginoso delle vite solitarie, che negli ultimi 30 anni sono raddoppiate. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna una persona su tre abita da sola che sarebbe la mia massima aspirazione.
Non credo che è la scelta del campione, costituito da 1695 uomini e 1776 donne con un’età media di 44,6 anni. Oggi anche la popolazione giovane dunque, produttiva e meno bisognosa degli anziani, per i quali la vita da single porta anche essi alla depressione. E' così o quantomeno non lo è fino in fondo, soprattutto nel lungo periodo  chiedendo un resoconto continuativo riguardo allo stile di vita, al consumo di alcolici, al clima lavorativo, allo status, alle condizioni della casa e allo stipendio. si nota riguardo al consumo di antidepressivi un link evidente tra le vite solitarie e l’acquisto di regolatori dell’umore. Senza contare  i depressi non in cura, impossibili da intercettare e magari anche inconsapevoli.
I potenti effetti collaterali dell’isolamento sociale nelle persone anche non anziane sono stati spesso indagati, rilevando che in tutte le eta' abitare soli può comportare elevati rischi di malattie mentali e di emarginazione e una maggior propensione a patologie invalidanti.La solitudine non è un problema che riguarda solo la popolazione più vecchia. Anche se  la possibilità di relazionarsi con un famigliare tra le mura domestiche non sempre  mantiene vivi, o regala un supporto psicologico importante e un profondo senso di integrazione sociale. Molte volte i famigliari in questione non sembrano usciti dalla pubblicità del Mulino Bianco.
Sembra la scoperta dell'acqua calda. Qualsiasi persona con un pò di sale in zucca potrebbe scoprire la stessa cosa. Anzi, basterebbe guardare alla civiltà contadina, oppure alle civiltà non progredite per accorgersi che la depressione esiste maggiormente nella civiltà moderna dove si vive come "single" anche all'interno di una famiglia. Inoltre si potrebbe anche scoprire che la depressione non è una vera malattia da curare con pillole, ma la conseguenza di situazioni varie nella vita di una persona(traumi,lutti,eventi disastrosi).Non credo sia diventata una malattia riconosciuta solo per i soldi che le industrie farmaceutiche intascano e con il fatto che gli "esperti" lucrano su di essi.
Noto che le persone inclini alla depressione piu' facilmente vivono da sole. E quindi vivere da soli ed essere inclini alla depressione magari sono entrambi effetti di una terza causa, tipo un gene un po' strano. Non sopporto quando i giornalisti (o i ricercatori, ancora peggio) si lanciano a interpretare in chiave causa-effetto quella che e' una semplice correlazione statistico-umana.
Lo stare da soli è imprescindibile prerogativa delle menti più brillanti e creative. Così si spiegherebbe perché molti leader finiscano per condurre una vita da single e perché la maggior parte dei più grandi geni della storia abbiano partorito le loro scoperte nel chiuso di una stanza. In perfetta solitudine.Se, infatti, vivere da single o da soli all'interno di una famiglia, per alcuni versi, previene, come è ovvio, gli attriti e permette di gestire in autonomia spazi e tempi, quello della gestione della casa non è il solo ambito che trarrebbe beneficio dall'essere soli. Infatti, vivere da soli significa anche godere di relazioni di qualità, poiché per la maggior parte dei single è chiaro che "essere soli è meglio dell'essere male accompagnati".
La solitudine facilita lo sviluppo dell'empatia. Le persone oltre i 35 anni che vivono da sole si concedano una serata con gli amici, rispetto a quelle che vivono con il proprio partner. Questo accade anche per le persone anziane che vivono da sole: hanno una vasta rete sociale.Ma a sorprendere di più è che pare che la solitudine sia alla base della creatività e dell'innovazione. Le persone sono esseri sociali, ma dopo aver trascorso la giornata circondate da persone, da una riunione all'altra, attente ai social network e agli smartphone, iperattive, la solitudine fornisce uno spazio per il riposo ristoratore. Uno dei risultati più sorprendenti è che la solitudine è alla base della creatività, dell'innovazione e della buona leadership. un po' come gli adolescenti che non sopportano la solitudine non sono in grado di sviluppare talento creativo.

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