Citando Seneca.......
Seneca fu definito il terapeuta delle classi
dirigenti. Il male e la sofferenza sono
naturali negli esseri umani e derivano
da molte cause. I dolori sia
fisici sia morali e psicologici, sono sintomi di stati patologici che vanno indagati e, se è
possibile, curati anche se molto spesso con risultati scadenti. La filosofia stoica, come le altre filosofie che si
diffondevano nel periodo ellenistico, offre un sistema di diagnosi e di cura,
che parte da un livello elementare necessario, ma immediatamente utile:
prendere coscienza del proprio stato di alterazione o sofferenza cosa che oggi molto spesso non viene fatta e si creano stati di disagio che molte volte sfociano in atti violenti.
Già questo è l'inizio della guarigione. Seneca indirizza, la propria ricerca, verso
un tipo di malattia e di sofferenze che non deriva dai disagi materiali
dell’esistenza, come la fame, la sete, la carestia, la morte in guerra; ci sono
altre sofferenze fisiche e morali, che nascono da uno stile di vita sbagliato e
riguardano soprattutto le persone che vengono invidiate da tutti perché potenti
e famose, spesso al vertici dello Stato. La radice dei mali che affliggono chi
ha raggiunto un elevato grado di responsabilità sta nell'incapacità di prendere
le distanze dagli automatismi di una vita frenetica, che fa perdere il senso
del tempo. Seneca propone su questo problema una serie di semplici
consigli, frutto di buonsenso, quasi da artigiano della psiche, per
interrompere l'alienazione di una vita spesa senza il gusto di assaporarne i
momenti migliori. Volendo concentrare
in una formula il suo metodo d'indagine e di cura possiamo ricordare un suo
suggerimento in forma di imperativo: protinus vive, protínus
significa “subito, immediatamente”,ma anche
continuamente, “senza intervalli”. Quindi: “vivi subito, non domani, e vivi senza
perdere mai il contatto con la tua esistenza”. Oggi è luogo comune
parlare di noia esistenziale e cioè di quell'insoddisfazione che deriva dal
semplice fatto di vivere e dalla ripetitività delle azioni quotidiane.
Cerchiamo allora il vario, il diverso, il sempre nuovo. Ma anche la novità non acquieta la noia: non
giova rivoltarsi in un letto o mutare luogo. “ Il male lo abbiamo dentro di
noi - dice Seneca- in quanto siamo
inadatti a qualsiasi tolleranza”. Il settimo dei Dialoghi senecani (De
tranquillitate animi) tratta il tema del distacco del sapiente dai dolori e
dalle difficoltà, ovvero dalla sua condizione, di atarassia a quella di
euthymia (tranquillità).
L'autore sostiene che la scontentezza di sé è uno tra
i peggiori mali che possono affliggere l'animo umano; frutto di “uno
spírito intorpídito tra desideri delusi”, questo taedium et
displicentia si tende a farsi addirittura insostenibile nei momenti
di otium. L'uomo però
anziché ricercare nel proprio animo le radici di tale insoddisfazione, tenta di
porvi rimedio in vari modi, per esempio, viaggiando, oppure, cambiando stile di
vita: il tutto invano, anzi ottenendo il risultato di condurre l'animo ad un
tale disgusto per la vita da accarezzare l'idea del suicidio.
A questo punto Seneca segnala come rimedio l'impegno
anche politico al servizio dei propri simili; oppure viene consigliata la
scelta dell'otium (cioè della vita contemplativa) (cosa che io preferisco tra le altre) o della filosofia che
assicura all'uomo la sapienza e la felicità.
Dunque il sapiente lungi dal fuggire da se stesso, trova nella sua
interiorità, perfettamente libera da condizionamenti esteriori, il suo totale
appagamento: non esiste alcun bene duraturo all'infuori di quello che
l'animo trova dentro di sé.Soprattutto
nelle Epistole domina il nelle richiamo all'interiorità, alla necessità di
trovare non all’esterno ma in sé stessi la soluzione dei problemi esistenziali:
è necessaria una sorta di conversione che può attuarsi solo nell’intimo della
coscienza.
Ho voluto citare Seneca a rafforzo delle mie teorie sulla solitudine e sull'autocontemplazione e sul ritrovo in certi momenti di un avvicinamento al proprio spirito."Non avere paura di bagnarti durante un temporale:poco o tanto infondo sei bagnato","ritirati in solitudine concentrati e avvicinati al tuo essere fara' male all'inizio,piangerai,anche solo dal cuore ma poi ne avrai un senso di liberazione".
0 Comments:
Post a Comment
<< Home