Wednesday, March 02, 2016

la paura e l'essere


La paura di impazzire é essenzialmente la paura di stare da solo
La paura di impazzire é in ciascuno di noi, per la semplice ragione che all’ uomo non é stato permesso di sviluppare abbastanza la propria intelligenza. L’ intelligenza é pericolosa per gli interessi costituiti. Così per migliaia di anni sono state tagliate le radici profonde dell’ intelligenza.
La paura dell’orgasmo é essenzialmente il senso di colpa
Ora nascono implicazioni su implicazioni. Un uomo che non conosce l’orgasmo si sente inappagato, frustrato e arrabbiato, poiché egli non é mai stato nello stato che la natura gli fornisce liberamente, dove avrebbe potuto rilassarsi totalmente e diventare uno con l’esistenza almeno per  pochi momenti. A causa di questa fretta non riesce a gestire l’ orgasmo. Il sesso per lui equivale all’ eiaculazione. ciò non é vero quando la natura é coinvolta. L’ eiaculazione é solo una parte che é possibile gestire senza avere l’ orgasmo. Infatti é possibile avere bambini, quindi la biologia non é preoccupata per il tuo orgasmo. La tua biologia é soddisfatta se fai bambini, essi possono essere riprodotti solo attraverso l’ eiaculazione, non c’é alcun bisogno di avere un orgasmo.
La paura di morire é essenzialmente la paura di ciò che non si conosce.
La paura della morte e' in simbiosi con quella di stare da solo. Molta della paura della morte sarà distrutta dalla prima esperienza di essere solo e non avere paura. La paura della morte sarà immediatamente distrutta dall’esperienza dell’orgasmo. Nell’orgasmo la persona sparisce. L’ego non c’è più. C’è uno sperimentare, ma non c’è più lo sperimentatore.

"Ogni animale sa istintivamente ciò che è e come essere se stesso. Essere è lo stato naturale dell'animale. Ogni essere umano comincia la vita come un animale con un pieno senso dell'essere. E, come un animale, anche un bambino è e basta. Il suo Io è essenzialmente un Io corporeo pienamente identificato ai processi naturali del corpo. Questa identificazione è rotta quando i genitori impongono al bambino un comportamento civile che si oppone alla sua natura animale.
[...]
Tutte le tensioni sono letteralmente un 'aggrapparsi alla vita'. [...] Ogni tensione è parte di un modello totale, che costituisce la struttura caratteriale e che si propone di assicurare la sopravvivenza dell'individuo.
Uscire dal proprio carattere fa paura: sarebbe vissuto come una perdita di identità, un non-essere momentaneo o una morte («La rinuncia ai tratti della personalità che sono sempre stati considerati essenziali per la sopravvivenza è un processo pauroso e doloroso»
Molti di noi [...] lottano per sopravvivere in un mondo 'freddo' e negano il desiderio di abbandonare la lotta. Utilizziamo le nostre volontà per continuare ad andare avanti, il che significa che la scelta di vita in questo caso è fare, non essere. Poi, abbiamo paura di abbandonare il 'volere', il fare, perché abbiamo paura di morire. Se abbiamo paura di morire, abbiamo paura di vivere o di essere. E se abbiamo paura di vivere, abbiamo paura di poter morire. [...]
Abbandonare la lotta elimina il desiderio di morire e toglie la paura della morte. Apre la porta a una vita e a un essere che sono veramente pieni.
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Non osiamo contestare i valori con cui viviamo né ribellarci ai ruoli che assumiamo per paura di mettere in dubbio la nostra salute mentale. Siamo come i ricoverati di un ospedale psichiatrico che devono accettarne l'inumanità e l'insensibilità come se fossero una cura intelligente: altrimenti non sono considerati sani abbastanza per uscirne. [...]
L'idea che gran parte della nostra vita contenga follia e che per essere sani, dobbiamo darle sfogo, fu sviluppata da R.D. Laing. Nella prefazione al suo libro L'io diviso, Laing scrive: «[...] Desidererei quindi mettere l'accento sul fatto che il nostro stato 'normale', 'adattato' significa troppo spesso rinuncia all'estasi, incapacità di vivere le nostre vere potenzialità [...]».
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Il nevrotico sfugge facilmente alla follia: la evita bloccando l'eccitazione, cioè riducendola a un punto in cui non c'è pericolo di esplosione o di scoppio. In realtà il nevrotico subisce una castrazione psicologica. Tuttavia, il potenziale della liberazione esplosiva è ancora presente nel suo corpo, sebbene sia rigidamente sorvegliato come se fosse una bomba. Il nevrotico è in guardia contro se stesso, terrorizzato all'idea di lasciare andare le sue difese e di dare libera espressione alle sue sensazioni. 'Homo normalis' egli ha rinunciato alla libertà e all'estasi per ottenere la sicurezza di essere 'ben adatto'" 
Tutti nevrotici con una nostalgia segreta della propria animalità.


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