Monday, December 26, 2016

Positivo e negativo


Ricordo una poesia che avevo letto parecchi anni fa, di cui mi sfuggono autrice e titolo, che diceva più o meno:
[…]tra tanta gente sentirsi soli, in tanta luce trovarsi al buio, in grande festa sentirsi assenti.
Spero di aver citato correttamente questi versi ma la cosa che mi preme è che la solitudine non si vince con il caos attorno a noi.
Soffrire di solitudine è il risultato di un pessimo rapporto con noi stessi.
La verità è che se sono triste e solo è per mia scelta.
Ovviamente non prendiamo consapevolmente una decisione del genere, ma se non cominciamo a renderci conto che la tristezza che sentiamo, così come la solitudine e il vuoto che proviamo, sono una nostra responsabilità, qualcosa che noi produciamo nella nostra vita, non potremo mai venirne fuori.
L’indipendenza emotiva è un tassello cruciale per liberarci delle emozioni negative che diventano un limite alla nostra vita.
La tristezza è il frutto della nostra ostinata repulsione per la realtà: rifiutiamo che le cose non vadano come vogliamo.
Quando siamo rassegnati a vedere infranti i nostri sogni, diventiamo tristi, perché ci convinciamo che la situazione non possa migliorare e rimaniamo in uno stato di immobilità, senza voglia di fare, senza capacità di amare e sorridere.
Ci crogioliamo nei nostri problemi e nelle nostre sfortune, intensificando la tristezza, perché continuiamo a pensare che le cose sarebbero dovute andare diversamente.
Se sono sempre triste, quindi, dipende da me.
La solitudine, poi, è una finta paura, o meglio, essa non è qualcosa di naturale, ma il frutto delle convinzioni che la nostra società trasmette.
In molte culture restare soli diventa un’esperienza frequente e fondamentale per conoscersi meglio e potersi prendere cura di sé.
Nella nostra viene spesso evitata come fosse una malattia, e spesso chiediamo a coloro che stanno in disparte se stanno male!
La solitudine è l’unico momento in cui possiamo scoprire chi siamo realmente, e non esiste una vita felice che non sia condita da tanti momenti di solitudine.
Ancora una volta siamo noi che, incapaci di vivere in modo autonomo e indipendente dal punto di vista emotivo, finiamo per temere la solitudine, la mancanza degli altri, il silenzio che ci porta la responsabilità della nostra vita.
Da dove cominciare a sconfiggere la solitudine dunque?
Per prima cosa dobbiamo capire che la solitudine è amica e non minaccia, sfruttandola per cominciare a conoscere noi stessi, per capire cosa ci rende tristi, per comprendere i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Da questa conoscenza possiamo cominciare a notare come la tristezza nasce quando avanziamo pretese, e possiamo, sempre partendo dalla calma della solitudine, liberarcene.
La tristezza scompare se scegliamo la felicità, se decidiamo di vivere con amore e di imparare ad amare in modo autentico.
Se vogliamo essere felici non è l’amore degli altri che ci serve (e che spesso ci spinge ad elemosinarne la compagnia), ma dare amore attivamente.
Amare deve essere il nostro modo di vivere, il modo in cui osserviamo il mondo, il modo in cui interagiamo con chiunque, compresi noi stessi.
Se amo realmente, non posso che amare anche me stesso. Ma posso dire di amare una persona con cui non riesco a stare da solo?
Se tu non riuscissi a restare un’ora o un giorno intero con un tuo amico, tu e lui, potresti dire di amarlo, o di starci bene?
Se non riesci a stare da solo, o da sola, con te, è la stessa cosa: il problema è non è se gli altri non ci sono, il problema è se tu riesci a vivere con gioia ogni momento di solitudine.
Di solito vogliamo passare del tempo con le persone che diciamo di amare, vogliamo dedicare loro attenzioni, condividere esperienza, conoscerle meglio.
Eppure, paradossalmente, siamo incapaci, spesso, di amare noi stessi, l’unica persona che è stata e sempre sarà presente nella nostra vita.
Non amiamo davvero se non amiamo noi stessi, e aver paura della solitudine significa aver paura di scoprire chi siamo, di restare soli con noi stessi.
Una persona che non riesce a stare bene da sola, con se stessa, non ha imparato ad amarsi e, quindi, non ha imparato ad amare neppure gli altri, al massimo potrà assecondarli per avere la compagnia che crede indispensabile.
Possiamo sconfiggere la solitudine solo aprendo gli occhi, imparando che essa è uno spazio fondamentale per crescere, per migliorarci, per imparare ad amare.
Abbiamo paura della solitudine nella misura in cui non amiamo e pretendiamo che siano gli altri a farci stare bene.
Abbiamo paura della solitudine perché crediamo che la nostra felicità dipenda dalla presenza di altri.
Abbiamo paura della solitudine perché non guardiamo la realtà e non ci rendiamo conto, quindi, che la nostra felicità non dipende mai, in nessuna misura, dagli altri.

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