Monday, December 03, 2007

m24 e vic20

1983 : M-24 fu il primo vero personal computer della Olivetti Italia, prodotto presso lo stabilimento di Scarmagno (TO) : nacque come clone del PC IBM, e per questo motivo ebbe un successo enorme su tutti i mercati mondiali, a differenza del precedente M-20, che adottava invece un sistema operativo proprietario non compatibile con l'allora sistema DOS.

A differenza del PC IBM, che adottava il processore i8088 con clock a 4,7 Mhz, l'M-24 adottava il più potente i8086, con la velocità di clock selezionabile tra i 4.77 e gli 8 MHz .

Costava circa 6.000.000 di lire alla data del gennaio 1986 (l'equivalente di 6 stipendi medi - n.d.r.) e veniva fornito a corredo di un manuale utente, l'interprete Gw-Basic Olivetti con manuale ed un sistema operativo MS-DOS in versione 3.10.

Il PC nasceva con una versione base di scheda grafica CGA (Colour Graphics Adapter) a 4 (!!!) colori, due unità floppy da 5,25" (magari molti di voi non li hanno mai neppure visti), 360Kbyte single side ed una memoria RAM massima di 700 Kb.

Sulle prime versioni non era previsto l'installazione di un hard disk, pertanto gli utenti dovevano obbligatoriamente apprendere il sistema operativo MS-DOS pre-installato però successivamente, alla fine del 1986, nacque il primo hard disk per Olivetti M-24 in versione interna. Aveva un costo variabile tra i 2.000.000 ed i 5.000.000 di lire.

Nel settembre 1985 viene commercializzato un nuovo modello, il PS M-24 : basato su un M-24 ma il processore INTEL 8086 sta funzionando a 10 Mhz, la RAM è stata potenziata a 512 Kb (upgradable fino a 640 Kb) e un hard-disk interno da 20 Mb. Fu un vero trionfo di tecnologia "made in italy".


Per i tempi erano macchine eccezionali, io personalmente ne ho usate diverse ed è stato proprio in quel periodo che ho mosso i miei primi passi su Lotus 1-2-3 (un primordiale ma potentissimo foglio elettronico tipo Excel) e Wordstar, un semplice-ma-efficace elaboratore di testi. Oggigiorno, l'utente medio fa esattamente le stesse cose ma con programmi che richiedono "almeno" 512 Mb (MEGABYTE) di RAM e dischi rigidi da 100 Gb (GIGABYTE) per poter solo avviare il computer....siamo proprio sicuri che siano stati fatti "passi da gigante" ?
Ma se volessimo avere un pc attuale, snello e senza fronzoli, che facesse esattamente ciò che ci serve e non 1000 altre cose superflue, che non si "piantasse" N volte al giorno e che fosse liberamente modificabile sia a livello di sistema operativo che di programmi?

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Continuiamo il nostro viaggio nell'informatica con un altro pilastro che ha segnato veramente un'epoca : il Commodore VIC-20.

Il VIC-20 fa il suo debutto nel giugno del 1980 al Computer Electronics Show in USA, ma il suo sviluppo ha inizio quasi per caso due anni prima. La Commodore stava progettando e costruendo il "Video Interface Chip 6506" o VIC1 per il mercato dei videogiochi che però stava iniziando a collassare. Non essendo riuscita a vendere il chip, Commodore decise di utilizzarlo in un home computer poco costoso.

Tra il 1981, quando il VIC entrò nelle vetrine dei negozi, e i primi mesi del 1985, quando l'ultima linea di produzione VIC si interruppe, nel mondo ne furono vendute più di 2,5 milioni di unità. La catena di montaggio del VIC- 20 ebbe un'impennata di produzione che arrivò a 9000 pezzi al giorno, facendo raggiungere al VIC-20 il record di primo home computer a vendere più di 1 milione di unità.

Il cuore del VIC-20 era una CPU da 8bit a 1mhz di frequenza; Jack Tramiel, fondatore, presidente (e anima) della Commodore Computers, disse ai suoi ingegneri che avrebbero potuto utilizzare sulla nuova macchina solo chip da 1 Kb perchè l'azienda ne aveva grandi quantità in deposito e non poteva utilizzarli in nessun altro progetto. Alla fine il VIC-20 si trovò con 5.5 Kb di RAM (sì, avete letto bene!!), di cui 2 utilizzate dal sistema operativo BASIC. Si aggiunse poi una buona (per l'epoca) grafica e sonoro e la Commodore si trovò - di fatto - tra le mani un cavallo vincente.

Per qualcuno il VIC-20 è sempre stata una macchina poco potente e sovrastimata, ma fatto stava che i consumatori ne compravano tante quante Commodore era capace di sfornarne. Oltre che dal prezzo, i consumatori erano attratti dal VIC-20 perchè molti software venivano distribuiti direttamente su cartucce ROM e quindi niente difficoltà di caricamento, niente manuali da leggere o metri di listati da ricopiare. Bastava infilare la cartuccia e il programma veniva caricato e reso immediatamente disponile per l'utente. Nessuna periferica era necessaria, bastava solo una TV per monitor.

Moltissimi programmatori si sono fatti le ossa su un VIC-20 comprato per Natale o per il Compleanno, anni prima che qualsiasi scuola di informatica potesse offrire un corso di programmazione decente.

Numerose periferiche, come la stampante, il modem, il floppy drive e il lettore di cassette vennero distribuiti in base alle richieste di mercato. Negli USA (qui da noi era ancora follia) un VIC-20 adeguatamente accessoriato con modem a 1200 bps (gli attuali sono a 56000 bps) e scheda era una delle poche possibilità all'epoca per connettersi ad una BBS o a servizi di informazione online pre-internet come Compuserve.

Il VIC-20 venne rapidamente distribuito in tutti i mercati mondiali e qualche volta il suo nome veniva cambiato per renderlo "più familiare" ai consumatori. Ad esempio in Germania il VIC-20 venne chiamato VC-20 perchè il nome originale letto in tedesco aveva il suono molto simile ad una parolaccia! Inoltre "VC-20" faceva il verso alla casa automobilistica Volkswagen: come l'azienda produceva "macchine per il popolo" (Volks-wagen) così Commodore produceva "computer per il popolo" (Volks-computer). Inutile dire che fu un enorme successo.

Il tardo 1982 fu però l'inizio della fine: il più costoso ma molto più potente Commodore 64 veniva annunciato. Non appena il VIC-20 si affermò come bene di massa e molti negozi e molte catene nazionali ed internazionali ne stavano acquisendo grandi stock, iniziarono a trapelare da canali non ufficiali notizie riguardanti la produzione di un nuovo Commodore. Ciò provocò ovviamente grande eccitazione da parte dei consumatori, ma infinite preoccupazioni per i negozianti che temevano di perdere i soldi (parecchi) investiti nel VIC-20.
E così fu : quando il Commodore 64 uscì sul mercato, il prezzo del VIC-20 crollò rovinosamente. I rivenditori con grossi stock di VIC-20 cercarono di non svendere il prodotto, ma con scarsi risultati. Ormai non c'era più posto per il venerabile VIC-20 sulle catene di montaggio Commodore e gli acquirenti chiedevano a gran voce il Commodore 64.

Nel 1984 un mito era finito, ma uno nuovo, più grande stava per nascere: Il Commodore 64.

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