Tuesday, June 19, 2007

il padrino-scuola di vita-



un film reale secondo me crudo e diretto che deve invitare a riflettere e a crescere meditando su certe questioni.Non mi aspetto che qualcuno condivida questo mio modo di pensare dico solo che per me e' stato un buon film che insegna varie cose utili per vivere.Poi e' chiaro che si puo' condividere o no certi insegnamenti.Credo come sempre,un po come il pensiero politico,che ci appropiamo di certi insegnamenti anche in base alle esperienze di vita che uno fa in relazione alle persone e in particolare ci formano da grandi le esperienze che viviamo da piccoli."i traumi che viviamo da piccoli si ripercuotono quando siamo grandi"



The Godfather (Il Padrino)



Stati Uniti, anni '40. Il Boss Siciliano Don Vito Corleone (Marlon Brando), legato ai codici d'onore della vecchia cultura mafiosa, rifiuta l'alleanza di un altro clan che lo coinvolgerebbe nel nascente e redditizio traffico di droga. Da questo sgarbo prende il via una crudele battaglia fra le due organizzazioni, nella quale si mette in luce Michael (Al Pacino), figlio di Don Vito, che quest'ultimo designerà a suo successore.Diretto da Francis Ford Coppola, "Il Padrino" (Premio Oscar come miglior film) ha lasciato il segno nella storia del cinema, anche per la straordinaria interpretazione di don Vito da parte di Marlon Brando, vincitore di uno dei tre Premi Oscar conquistati dal film.
Anni Quaranta. Come è consuetudine, durante il rinfresco per festeggiare le nozze della figlia Conny con Carlo, il "padrino" don Vito Corleone promette assistenza e protezione a familiari e amici. Invia il figliastro tom Hagen in California per convincere in ogni modo il produttore Jack Woltz a scritturare il cantante Johnni nel suo prossimo film. Woltz non acconsente. Tom allora lo costringe ad accettare con un "avvertimento": l'uccisione del suo cavallo di razza preferito. Sollozzo, a nome della potente "famiglia" Tartaglia, chiede a Corleone finanziamenti e appoggi per il traffico di droga. Il rifiuto scatena una lotta cruenta tra le due cosche: lo stesso don Vito viene ferito gravemente; il figlio minore Michael lo salva da un secondo attentato. Michael, poi, scavalcando l'irruento fratello Sonny e Tom,temporeggiatore, organizza un incontro con Solozzo e con il corrotto capitano di polizia McCluskey uccidendoli entrambi. Michael, per evitare rappresaglie, si nasconde in Sicilia (esattamente nel paese di Forza D'Agrò). Qui il giovane si innamora di Apollonia: la sposa. Quando la moglie muore in un attentato e Sonny viene massacrato dai rivali, torna negli Stati Uniti. Partecipa ad un tentativo (vano) di riappacificazione generale fra le varie "famiglie". Don Vito nomina "padrino" Michael il quale, dopo la morte del padre, assume le redini con inaudita fermezza: tra le vittime della sua spietata represione ci saranno Johnny, ormai famoso, e il cognato.
-------------------------------------------
IL PADRINO può piacere o non piacere, io personalmente mi metto tra i primi, tuttavia credo che esista una certa oggettività di fondo nel cinema, la quale non permette di definire un film come quello in questione "una cazzata". Anche perchè bisognerebbe avere bene in mente con che spirito ci si appresta a vedere un film, se l'aspettativa è spropositata e dettata da quanto hanno già sentenziato le emozioni degli altri allora difficilmente un film potrà piacerci. bisogna invece (e lo sappiamo tutti!) ricercare il proprio senso di bellezza, saperlo riconoscere e poi difenderlo. questo non è affatto facile è troppe volte anch'io sono stato accecato dai miei pregiudizi o dalla mia ignoranza (penso per esempio a lynch riguardo al quale la mia scarsa preparazione non mi permette di comprenderlo e apprezzarlo a fondo) e non sono riuscito a scorgere non tanto quanto il regista voleva dire, ma soprattutto quanto il film voleva dire per me.
Ritengo, allora, dalle tue parole, che tu Spalmo abbia guardato troppe volte il film con spirito eccessivamente inquisitorio, cioè volendo scovare per forza quello che porta gli altri a "osannare questo film"; ... temo che ormai tu abbia accumulato troppa negatività nei confronti de IL PADRINO per poterlo mai apprezzare in futuro, oppure semplicemente non ti piace perchè sei sicuro che non ti dirà mai niente, in questo caso si può dire, visto il plebiscito quasi totale per l'opera di Coppola, controcorrente ma questo è tutt altro che un difetto!


Friday, June 15, 2007

Il diavolo veaste prada (e fa bene)


ha fatto una cattiva impressione su di me questo film non si insegue il successo per poi buttarlo via cosi' ci vuole costanza e non sputare mai sul piatto dove uno ha mangiato

http://www.fotolog.net/tenka
http://www.dontenka.da.ru

Il diavolo veste Prada
Divertente, frivolo, straordinario. Il film di David Frankel ha tutte le carte in regola per diventare un vero cult della commedia americana. A cominciare dagli interpreti tra i quali emerge una strabiliante Meryl Streep, che dimostrando ancora una volta la sua grandezza, si cimenta nell'elegantissimo ruolo del direttore di una rivista newyorchese, autentico dittatore e guru della moda. Ma andiamo per ordine...

In una New York sempre più frenetica, Andy (AnneHathaway, "Pretty Princess", "I Segreti di Bokeback Mountain"), una giovane appena uscita dall'università sogna di far carriera come giornalista ma l'unica possibilità che le si presenta davanti è un lavoro come assistente in una rivista di moda: Runway. Andy è la tipica ragazza impegnata non frivola e non certo interessata al superficiale mondo della moda, e si vede! A capo della Runway, il magazine più esclusivo del mondo che decide cosa fa tendenza e cosa no, Miranda Priestly (Meryl Streep), la donna più potente del mondo della moda con un enorme senso dell'estetica e della perfezione, e soprattutto precisa e dura con i propri collaboratori, che al più piccolo errore perdono il lavoro.

Il film è quasi una rivisitazione della favola di Cenerentola, dove la protagonista più che un principe azzurro trova una mai posseduta eleganza e una maggiore consapevolezza di se. Anne, infatti, è come un pesce fuor d'acqua nella redazione di RunWay: malvestita e sciatta non è proprio all'altezza delle sue colleghe e men che meno del suo capo, soprannominato la donna-drago. Ma Anne, oltre che di un curriculum di tutto rispetto, è dotata di una determinazione che in qualche modo attrae Miranda. La trasformazione di Anne da stracciona in una elegantissima cenerentola è merito del più stretto collaboratore e amico di Miranda, Nigel interpretato da un esilarante e divino Stanley Tucci a suo agio tra Chanel e Dior.

Protagonista indiscussa del film, comunque, è la moda. Tra Meryl Streep e Anne Hathaway, infatti, pare di assistere ad una infinita sfilata, una lunga passerella nella quale apprezziamo cappelli, scarpe, borse, giacche e chi più ne ha più ne metta…e tutto rigorosamente uscito da qualche famosa casa di moda, Chanel, Donna Karam, Galliano, Prada e Valentino, che per la prima volta appare anche nei titoli di coda come attore, nel ruolo di se stesso.

Ma il film è anche più profondo di come appare, esattamente come scopre Andy. Due sono i messaggi che il regista ha voluto mandare con "Il Diavolo veste Prada" tratto dall'omonimo best-sellers di Lauren Weisberger. La prima lezione che Andy impara è che l'industria della moda, che lei guarda con intellettuale presunzione, è meno superficiale di come s'immagini, dietro a quello che vediamo nelle vetrine o nelle copertine delle riviste, c'è il lavoro di migliaia di persone fatto duramente e con passione. L'altra cosa che il personaggio interpretato dalla Hathaway impara riguarda l'ambizione e la carriera, e quale prezzo si è disposti a pagare pur di raggiungere il successo: sacrificare valori e amici vale il raggiungimento di un obiettivo professionale?
In conclusione, nonostante la storia possa sembrare banale è stata sapientemente confezionata per il Cinema dal regista che ha realizzato un opera piacevole da vedere, e per citare le parole di Miranda Priestly: "è tutto".

La frase: "Milioni di ragazze si scannerebbero per quel lavoro specie in questi periodi dove in molti tentano di affermarsi e in pochissimi ci riescono".


Thursday, June 14, 2007

linux vs vista

Il mondo dell’informatica sta, ogni giorno di più, facendo tremare la casa di Redmond!

Dopo gli smacchi portati a segno da Dell, che distribuirà le sue macchine lasciando la scelta di avere Ubuntu a bordo invece che SO Microsoft, dopo la scelta di diverse amministrazioni di valutare soluzioni Open per i loro sistemi, …

Adesso anche le riviste del settore informatico, non solo allegano nei dvd distribuzioni Linux, ma dedicano anche vari articoli al confronto diretto tra Linux e Vista. Guardate bene non riviste dedicate all’Open Source ma riviste di informatica come PC Professionale e Chip che da sempre hanno puntato tutto (o quasi) su Windows.

L’ultimo Chip poi mi ha lasciato senza fiato, eccovi qualche assaggio:

“Cinque anni di lavoro, investimenti miliardari, migliaia di programmatori stipendiati: nonostante gli sforzi di Microsoft, Vista non riesce comunque a staccare la concorrenza; un sistema Linux oggi rimane la soluzione più stabile e sicura per la produttività personale, per la navigazione su internet e per la gestione dei contenuti multimediali (eccezione materiale protetto drm). L’amministrazione del computer è altrettanto semplice, mentre l’interfaccia grafica e gli effetti tridimensionali disponibili rendono Aero Glass tutt’altro che innovativo (in copertina “Beryl fa impallidire Aero”!!! :-) ). L’ultimo nato di casa Microsoft mantiene però un importante vantaggio sulla quantità e varietà di hardware e software supportato, anche se il divario continua a diminuire”

E su quest’ultimo punto dico io: la compatibilità hardware di Vista è un disastro! Ho personale risonanza di incompatibilità di driver e di periferiche, senza parlare del fatto che l’hardware supportato è solo il più recente e potente.

Vi invito a leggere gli articoli di Chip perchè fa un resoconto dettagliato di questa bella sfida!